Addio a Lina Wertmuller, la regista che travolse l’Italia con il suo cinema.


La notizia è improvvisa e già mi fiondo sulla libreria di casa. Lo trovo nel compartimento più in basso, “Lina Wertmüller, travolti da un insolito cinema” a cura di Antonio Pintaldi, edito dalla XIII edizione del Roma Film Festival, regalatomi tempo addietro da un’assistente della stessa Lina, c’è anche il suo autografo sulla prima pagina.

Se n’è andata a 93 anni il 9 Dicembre, Lina Wertmüller, aveva concluso la sua carriera nel 2004 con “Peperoni ripieni e pesci in faccia”, protagonista Sophia Loren, anche quest’ultima volta con un titolo lunghissimo come era suo solito fare. Non era un caso, all’anagrafe Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von ElggEsapañol von Brauchich, del nome ne aveva fatto uno stile. 

Diplomata all’Accademia Teatrale diretta da Pietro Sharoff aveva esordito già con celebri registi teatrali tra cui Garinei e Giovannini, estendendo le sue esperienze sia in radio che in televisione, fino all’incontro con Fellini che la volle come aiuto regista in “8 ½”. Poi, l’esordio alla regia nel ’63 con I basilischi, il resto è storia risaputa. Dei suoi 23 film come non ricordare la proficua collaborazione con Giancarlo Giannini a volte in coppia con Mariangela Melato: da Mimì metallurgico ferito nell’onore ( 1972 ) girato tra Catania e Torino, al famosissimo Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di Agosto ( 1974 ), a Pasqualino Settebbellezze ( 1975 ) che le permise di diventare la prima donna ad essere candidata ad un Premio Oscar nel 1977 con quattro nomination per Miglior regia, Miglior sceneggiatura, Miglior attore protagonista per Giancarlo Gianni e Miglior film straniero. 

Henry Miller scrive di lei: “Avete mai visto un film di LinaWertmüller ? A mio parere è il miglio regista di qualsiasi maschio”.

Il  modo grottesco di interpretare le vite umane era la caratteristica del suo cinema che travolse l’Italia negli d’oro della settima arte. In quasi tutte le pellicole riusciamo a percepire l’ impegno politico e sociale e le rappresentazioni dei conflitti socio-economici del nostro Paese, tanto caro alla regista.

In un’intervista di qualche anno fa aveva detto: “Voglio vivere fino a centocinquant’anni. Ed è fondamentale arrivarci al meglio per se stessi e per chi ci sta accanto. Non penso di diventare bella come Sophia Loren, ma credo che una revisione alla carrozzeria sia un dovere verso noi stessi e chi ci sta accanto”

La sua icona di certo non verrà dimenticata, il suo testamento lo potremmo rivedere ancora e ancora e sarà di ispirazione alle prossime generazioni di registe e registi. 

Danilo De Luca

Lascia un commento

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑