Più passano gli anni, più l’Italia sta perdendo la sua popolazione. È un dato di fatto che si è registrato già negli ultimi anni, ma che ricorre a numeri sempre più significativi. Quasi 4mila abitanti sono la garanzia di questa “desertificazione” italiana. I dati che emergono dal Centro Studi Enti Locali (Csel), basata su dati Istat e del ministero per il Sud e la Coesione territoriale e realizzata per Adnkronos, registrano un calo del 22% degli abitanti.
Coloro che decidono di trasferirsi lo fanno in favore di centri abitati più grandi con più facilità di trovare lavoro o di studiare, insomma con più servizi essenziali per il bene della persona. Le favorite sono le regioni del Centro, tra cui primeggia Roma.Invece, quali sono i comuni e le regioni che più soffrono di questo “spopolamento”? La percentuale è equamente divisa tra Nord e Sud Italia, tra cui rientra la Sicilia e il comune di Catania che ne rappresenta un caso eccezionale.
La popolazione che lascia la propria città vive in ambienti di piccole dimensioni, con pochi spazi e poche opportunità, con un numero complessivo che non supera 6 mila unità. La città di Catania, come quella di Napoli, ne rappresenta un’eccezione: nonostante le sue dimensioni, la maxi amministrazione e i servizi offerti ha perso ben 84mila abitanti. Un dato abbastanza alto considerato che, complessivamente, la Sicilia ha perso ben 245mila unità.
Ai comuni destinati a questo “spopolamento” sono stati assegnati dei contributi grazie al “Fondo di sostegno ai comuni marginali” per gli anni 2021-2023. I fondi stanziati potranno essere usati per lavori comunali; per l’avvio di svariate attività in modo tale da far riattivare la popolazione e il commercio locale. Tra i comuni interessati è presente il comune siciliano di Licata, ad Agrigento, con un contributo di oltre 850mila euro.
Giulia Manciagli






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