Secondo gli studiosi scorreva dal Viale Mario Rapisardi fino a piazza Santa Maria di Gesù e proseguiva verso il Monastero dei Benedettini, il fiume Amenano era il maggior rifornimento di acqua dell’intera città di Katane, l’odierna Catania.
Dal greco “amènanos”, si riferisce ad un divinità greca del V secolo dal corpo taurino e dal volto umano, nel Medioevo assunse il nome di Judicello perché attraversava il quartiere ebraico della Giudecca, usanza perduta dopo l’Ottocento quando il fiume riprese il suo nome originario.
Per secoli il fiume ha mantenuto il suo percorso sotto la luce del sole dividendosi in tre bracci: uno verso la Pescheria e Villa Pacini, uno dall’attuale Piazza Duomo e il Teatro romano e l’ultimo verso le terme Achilliane. Fino all’eruzione del 1669 che lo seppellì quasi del tutto rendendolo il fiume sotterraneo che tutti conosciamo. Dopo l’eruzione, il fiume si divise in 36 canali fino a ridursi agli attuali sette, i cosiddetti “sette canali” che costituiscono la Fontana dell’Amenano.
Il fiume rappresenta la vittoria contro le ceneri e la lava, e viene definito come un “fantasma sotterraneo” che scorre sotto Catania.Ancora oggi è possibile vederlo nei sotterranei della città lavica, attraverso “Le vie dei Tesori” o dei vari siti aperti al pubblico che offrono visite speleologiche, oppure in superficie alla luce del sole.
Attualmente i luoghi dove si può ammirare il suo corso sono:
la Fontana dell’Amenano o “funtana dall’acqua o linzolu”, realizzata nel 1867, con la rappresentazione antropomorfica del fiume, il giardino di Villa Pacini, le Terme Achilliane sotto la Cattedrale di Sant’Agata, il Teatro greco-romano di via Vittorio Emanuele, e presso la Fontana dei Sette Canali alla Pescheria, diventata la prima fonte pubblica di acqua della città di Catania.
Danilo De Luca






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