Il 21 maggio ricorre la Giornata Mondiale della Diversità Culturale, il Dialogo e lo Sviluppo, un tema attuale che conduce a pensare e a ricordare quanto sia presente la diversità nella vita quotidiana. Istituita nel 2002 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giornata in questione ha lo scopo di sostenere la diversità, dialogare tra culture diverse convivere in modo armonioso, nonostante lingue, etnie, culture e religioni diverse.
Ancora di più, oggi l’attenzione alla diversità culturale è più presente che mai. Già nel 2015 l’Assemblea aveva incluso la diversità culturale del mondo nell’Agenda 2030. Invece, gli ultimi due anni di pandemia hanno evidenziato la problematica, specialmente nei centri in cui si sviluppa e si promuove la cultura.
L’anno del lockdown e delle chiusure ha colpito la comunicazione della cultura, in cui gli stessi individui, tra cui lavoratori e professionisti, sono i primi a proteggere diversità, dialogo e sviluppo. Tutt’oggi, la crisi culturale rischia di aggravare le disuguaglianze, rendere le comunità più vulnerabili e, di conseguenza, lasciare gravi conseguenze non solo dal punto di vista economico, ma anche individuale.
La minaccia della diversità culturale si manifesta ogni giorno, dagli aspetti più banali a quelli più importanti. Quella più grande è la violenza guidata dall’etnocentrismo sulle minoranze culturali, tendando di annullare il rapporto tra storia ed individui e distruggendone il patrimonio comune. La diversità culturale è una risorsa essenziale per lo sviluppo sostenibile, oltre che per la riduzione della povertà.
Dal 2017, a distanza di ben 5 anni, ricorrono ancora le parole dell’ex direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova: “La diversità culturale arricchisce le nostre vite e ci consente di crescere bene, in un ambiente innovativo, più produttivo ed economicamente conveniente”.
Giulia Manciagli






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