Il 1992 è stato un anno che ha segnato profondamente la storia del nostro paese. L’anno dell’arresto di Mario Chiesa e dello scoppio di Tangentopoli, l’anno della firma del Trattato di Maastricht, dell’inizio della fine della Prima Repubblica e delle due stragi di mafia in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
E’ il 19 luglio 1992, quando a Palermo alle ore 17 , un’autobomba contenente 90 Kg di tritolo esplode, provocando la morte del giudice Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi.
La decisione di mettere in atto gli attentati contro i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino venne presa dopo una serie di riunioni dalla “Commissione provinciale di Cosa Nostra” capeggiata dal boss Salvatore Riina.
Il motivo scatenante di questi omicidi viene imputato alla sentenza della Cassazione che confermava gli ergastoli del Maxiprocesso di Palermo. La stessa Commissione decise anche l’uccisione dell’onorevole Salvo Lima e di altri uomini politici democristiani. Il Maxiprocesso di Palermo è stata una realtà possibile grazie a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che si concluse con 342 condanne e 19 ergastoli.
A soli 22 anni Paolo Borsellino si laurea con 110 e lode alla facoltà di giurisprudenza di Palermo. L’anno seguente partecipa al concorso per entrare nella magistratura e diventa il più giovane magistrato d’Italia.
Dopo aver finito il tirocinio come uditore giudiziario, Borsellino viene assegnato al tribunale di Enna nella sezione civile.
Nominato pretore a Mazara del Vallo e a Monreale, successivamente viene trasferito presso l’Ufficio istituzionale del Tribunale di Palermo.
Nel 1980 inizia a collaborare con il giudice Rocco Chinnici; instaurando con quest’ultimo un legame non solo professionale ma soprattutto affettivo.
Rocco Chinnici chiamerà Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Giuseppe di Lello e Leonardo Guarnotta a far parte del pool antimafia, costituito da giudici istruttori che si sarebbero dovuti occupare esclusivamente dei reati di stampo mafioso. Grazie alla possibilità di lavorare in gruppo, avrebbero potuto combattere con più facilità il fenomeno mafioso.
Ancora oggi permangono delle ombre sui mandanti delle due stragi di mafia e sulla possibile commistione tra potere mafioso e frange deviate dello stato. Ancora inspiegabile è la scomparsa dell’agenda rossa del magistrato Paolo Borsellino prima ancora che le forze di polizia raggiungessero il luogo dell’accaduto.
Arianna Pastore






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