Il caso di Adernò ( oggi Adrano ), è uno dei fatti di cronaca nera siciliana più famosi. Avvenuto oltre un secolo fa oggi è stato quasi dimenticato, se ne sentono parlare i più anziani ogni tanto, ma la sua è una storia che si mescola alla stregoneria e alle superstizioni medievali.
Tutto ebbe inizio nel Settembre del 1895 ad Adernò, un piccolo centro in provincia di Catania, quando un’apparente epidemia colpì in maniera inspiegabile quasi tutti i bambini del luogo. E non è tutto perché non solo i bambini si ammalavano, ma alcuni sparivano e non venivano più ritrovati.
Inizio così a girare la voce di una terribile presenza maligna.
Così avvenne che nel mese di Ottobre due genitori di un piccolo sopravvissuto si presentarono alla porta del comandante di polizia Giovanni Colombo. Il loro bambino presentava strani sintomi tra forti dolori allo stomaco e vomito.
Dopo un’attenta diagnosi il referto del medico parlava chiaro – si trattava di avvelenamento – ma la dose di veleno non era stata per fortuna letale. Il bambino era stato avvelenato con il “carramuni”(in italiano Euforbia), una pianta velenosa molto diffusa nella zona, da cui si estrae un succo lattiginoso e altamente tossico.Sfuggito alla morte, il bambino raccontò di come era stato attratto in casa di una donna che con parole gentili gli aveva offerto paste e del vino dolce. Ma subito dopo aver lasciato l’abitazione ecco che erano cominciati i sintomi. Gli stessi sintomi che avevano provato tutte le precedenti vittime. Una volta riconosciuto e accertato questo, le indagini vennero svolte dalle autorità giudiziarie.
Il 12 ottobre del 1985 la contea di Adernò venne destata dall’arresto di Gaetana Stimoli, una donna di 33 anni che aveva perduto qualche tempo prima i suoi figli a causa di una pestilenza. Si racconta che all’arrivo delle forze dell’ordine la Stimoli avesse minacciato di uccidersi con dei vetri rotti. Una volta fermata non fu facile portare l’accusata a Catania, mentre la allontanavano dalla sua abitazione la folla inferocita tentò un linciaggio. La comunità di Adernò sapeva che Gaetana era dedita alla stregoneria, per questo ora che si erano “scoperte le carte”, tutti la volevano morta. I gendarmi furono costretti a spostarla nel carcere di Catania di nascosto, nella notte, per evitare la terribile vendetta dei compaesani.
Davanti al giudice la donna provò a negare, per poi confessare ogni omicidio. Inizialmente l’accusa credette che Gaetana Stimoli fosse inferma mentalmente. Vennero fatte delle perizie psicologiche e risultò che la donna non era affatto malata di mente, anzi: era perfettamente cosciente di ciò che aveva fatto.
Alla fine ammise di aver ucciso 23 bambini.
«Ho avvelenato io i bambini. Ventitré sono morti per mano mia e l’ultimo che è morto era mio nipote, l’unico figlio di mia sorella. Li odiavo tutti… e ho continuato il mio lavoro fino alla fine.
Le sue vittime era comprese tra i 4 e i 6 anni. Fanciulli che giocavano per le strade del paese ignari che tra quelle mura si nascondeva la strega di Hansel e Gretel. Gaetana Stimoli iniziava il suo perverso gioco così: offriva gentilmente dei dolci al piccolo malcapitato, lo rimpinzava cosicché al pargoletto venisse una gran sete, poi gli offriva una bevanda il cui colore e consistenza erano gli stessi del latte ma il sapore e gli effetti ben altri. Una misturaletale a base di fosforo bianco e linfa di euforbia di Bivona. I bambini, dopo aver trangugiato la bevanda o stramazzavano al suolo o tornavano a casa in preda a vomito e dolori atroci per poi morire senza spiegazioni.
Dei 23 fanciulli uccisi dalla Stimoli solo di 10 fu indicata l’ubicazione del corpo, degli altri nessuna traccia. Insieme a lei e il marito vennero arrestate altre 7 persone, presunti complici e stregoni aiutanti della Stimoli. Fu condannata a 30 anni e morì in carcere. Non mostrò mai segni di rimorso per ciò che aveva fatto, non si pentì mai.
Ma cosa portò Gaetana Stimoli a diventare una delle più efferate serial killer siciliane ?
Nelle varie dichiarazioni la donna di Adernò sosteneva di aver perduto i suoi figli perché vittime di una stregoneria.
«Solo una cosa mi poteva consolare, la vendetta non solo sui colpevoli, ma su tutti quelli che erano felici e avevano accanto i propri figli!».
Si legge ancora nel Bollettino dei carabinieri reali del 1895: «Stimoli Gaetana impressionata per la morte di due suoi bambini, che per superstiziosa ignoranza attribuiva a qualche strega del vicinato, volle trarne vendetta e dal 5 Settembre all’8 Ottobre 1895 ».
Danilo De Luca






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