“Il Ponte sullo stretto si farà” non è una fake news da social network e nemmeno un slogan di propaganda elettorale. L’affermazione è di Renato Schifani, presidente neo eletto della Regione Sicilia, ai microfoni del programma “L’Aria che Tira” in onda su La7 dichiarando che ci sono “tutti i presupposti” affinché ( questa volta ) il ponte venga realizzato. A quanto pare il neo presidente fresco fresco di elezione ha voluto subito sbalordire il suo pubblico tirando fuori dal cilindro un argomento assai dibattuto della storia d’Italia.
Ma vediamo subito di cosa stiamo parlando:
Il Ponte sullo Stretto di Messina è una di quelle leggende che hanno attraversato secoli di storia nostrana. Le prime tracce di questa “antica promessa” risalgono al 251 a.C , come riporta lo storiografo Plinio il Vecchio, descrivendo le gesta del console Lucio Cecilio Metello nel realizzare un ponte fatto di barche e botti tra la Sicilia e la Calabria per agevolare il trasporto degli elefanti sottratti dai romani ai cartaginesi, durante la seconda guerra punica. E già qui la storia del Ponte potrebbe finire anche perché quella “antica promessa” i romani l’avevano già mantenuta, ma come sappiamo bene il Fato è imprevedibile e quel ponte galleggiante alla fine venne smantellato.
L’idea tornò alla fine dell’800 con un progetto di ponte sospeso, mai realizzato per via del terremoto di Messina del 1908 che uccise circa 80 mila persone. L’evento catastrofico portò la giovane politica italiana a riconsiderare i progetti sul collegamento, vista anche la zona ad alto rischio sismico.
Ed ecco che da questo momento il “Ponte sullo Stretto” passa da “progetto urgente” a “promessa elettorale” .
Ma arriviamo a metà del ‘900. È proprio Mussolini a citare il Ponte di Messina come opera da costruire per rilanciare l’Italia ( dopo che avrebbe vinto la guerra, naturalmente! ), anche se la data del rilancio viene fissata al 1969 e siamo sicuri che Mussolini era certo di arrivarci in salute.
Il tempo passa, il Ponte ormai è quasi un miracolo.
Nel 1981, il governo Democristiano di Arnaldo Forlani crea la “Stretto di Messina spa”, società addetta alla progettazione e costruzione del tanto agognato “collegamento”. Questa volta hanno le spalle coperte grazie all’appoggio dei grandi gruppi pubblici, come: Iri, Ferrovie dello Stato, Regione Sicilia, Regione Calabria, ed effettivamente il progetto di realizzazione viene approvato. Tutto è pronto per l’inizio dei lavori, il sogno sembra diventare realtà. Subentra anche il nuovo leader del governo, Bettino Craxi, che afferma «Alla fine dell’88 ci sarà l’apertura dei cantieri. Entro il 1988 avremo il ponte», l’Italia è in festa, la voce si sparge, persino Walt Disney pubblica sul fumetto di Topolino il progetto da realizzare, intitolato “Zio Paperone e il Ponte di Messina”. Il miracolo forse si avvera, ma ecco che gli animi vengono subito quietati. Nel 1992 scoppia Tangentopoli, la politica si ritrova a gestire una crisi finanziaria e di sfiducia. La grande idea di riunire l’Italia finisce nel dimenticatoio.
Arriva il 2001, l’Italia torna al voto eleggendo un governo di Centrodestra. Il leader è Silvio Berlusconi che del Ponte ne ha fatto una priorità durante tutta la sua campagna elettorale, il simbolo del rilancio dell’Italia. Infatti, nel 2004 il ministro dei trasporti Pietro Lunardi si presenta trionfante a Parigi alla prima presentazione internazionale del progetto: “Lo possiamo dire con commozione, orgoglio e certezza: il ponte sarà realizzato”.
Questa volta però la società vincitrice del bando non è più la Stretto di Messina spa. A firmare il contratto nel 2006 è la Impregilo, un gruppo multinazionale italiano che opera nel settore edilizio. Tutto sembra andare il meglio – il Ponte si farà – è stato ripetuto ormai centinaia di volte, peccato che nei cinque anni di mandato non si è visto poggiare un mattone. Così nel 2006 il piano si blocca. Si ritorna alle elezioni, vince il centrosinistra guidato dal Prof. Romano Prodi che del Ponte gli interessa ben poco. Il nuovo governo non è un sostenitore del collegamento tanto da annoverarlo tra le opere da bloccare.
“Il Ponte sullo Stretto è inutile e dannoso” ha dichiarato Alessandro Bianchi, Ministro dei Trasporti del governo Prodi. Peccato che il governo del Professore ha vita breve e dopo soli due anni viene votata la sfiducia. L’Italia ritorna al voto, Silvio Berlusconi ritorna al governo e lo slogan ritorna nei comizi:
“Il ponte si farà”.
Anzi, fanno di meglio. Il nuovo ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Altiero Matteoli conferma: “I lavori per il Ponte inizieranno nel 2009”.
Ma questa è una storia che sappiamo già come va a finire. Dopo un salto di mandi e rimandi nel 2011 l’Unione Europea non include il Ponte sullo Stretto tra le grandi opere destinatarie dei fondi comunitari. Nello stesso anno il governo Berlusconi cade. Gli succedono vari governi tecnici da Mario Monti, passando per Paolo Gentiloni ed Enrico Letta di cui il ponte non è una priorità, insomma si ritorna al punto di partenza.
Intanto la Stretto di Messina Spa, la società che nel’81 doveva occuparsi della costruzione del Ponte, viene liquidata. La Impregilo, invece, azienda che era subentrata nel 2006, fa causa al governo richiedendo una penale di 300 milioni di euro.
Questa potrebbe essere un’ottima fine per il nostro Ponte sullo Stretto ma il copione va avanti ed ecco che nel 2016 entra in scena Matteo Renzi. Ospite su Rai1 da Bruno Vespa annuncia che l’opera “si farà”. Altro slogan inutile perché il governo del Nazareno è caduto proprio in quello stesso anno.
Con la pandemia e il piano di rilancio delle infrastrutture in Italia, però, il sogno del Ponte riprende quota nell’estate 2020. È il Governo di Giuseppe Conte a rilanciare il ponte. La ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli nomina una commissione di 16 membri per esaminare le “possibili alternative” per collegare la Sicilia alla Calabria. Le alternative sono ancora tre: ponte, tunnel sommerso o tunnel sottomarino.
Con la caduta del governo Conte il dossier del Ponte sullo stretto viene raccolto dal Governo di Mario Draghi, che stanzia altri € 50 milioni per uno studio di fattibilità tecnico – economica dell’opera più promessa della storia d’Italia. Ancora una volta, le opzioni sono 3: un ponte a campata unica, un ponte a più campata o l’opzione zero. Da regolamento, entro l’11 agosto 2023 dovrebbero essere consegnati degli studi di fattibilità per ognuna delle “alternative”.
Ma anche Draghi è caduto e come sappiamo è ritornato il centrodestra con Meloni. Così siamo giunti alla fine ( o ad un nuovo inizio ) con le dichiarazioni di Schifani “Il Ponte sullo stretto si farà”.
E insomma, la storia continua…
Danilo De Luca






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