Natale passato, Natale presente. Come si festeggia nel mondo il 25 Dicembre


“Sono lo spirito del Natale passato” diceva il fantasma a Ebenezer Scrooge nel Canto di Natale di Charles Dickens. Da quella visita sarebbero seguite quelle di altri due fantasmi, rispettivamente lo spirito del Natale presente e lo spirito del Natale futuro con l’intento di ammonire il povero vecchio e convertirlo ad una vita più altruista e generosa. I tre spiriti rappresentano tre periodi diversi della vita del protagonista tutti ambientati nel periodo di Natale. 

Nel tempo anche il modo di trascorrere una festa cambia. Cambiano gli stili, cambiano anche le persone, cambiano i ritmi. Eppure siamo sempre tutti legati ai Natali passati. 

Le statistiche dimostrano come sia i millenials ( i nati tra il 1981 e il 1996 ) che la generazione X ( i nati tra il 1964 e il 1980 ) siano più legati a tradizioni in via di estinzione. Si intende quel Natale che si viveva da bambini, tra gli zii e i cugini, il pranzo della nonna e l’attesa dei regali. In occasione delle feste non aveva ancora preso piede la moda del ristorante perciò il lavoro di culinaria si faceva a casa con le mani per impastare, farcire e rimestare. 

Ma anche il Natale nel tempo si è evoluto. Da tradizionale festa per la nascita di Gesù oggi aspettiamo solo la venuta di Babbo Natale ( anch’esso legato ad una tradizione sacra ). Ma sono cambiate le famiglie e i figli sono cresciuti e purtroppo i nonni ci hanno lasciato. La società si è ingrandita e nelle case le lucine elettriche hanno preso il posto delle candeline. Gli alberi sono diventati artificiali e nei supermercati il Natale si è ridotto mero consumismo. 

Eppure qualche tradizione ancora resta, vediamo allora nel mondo come il Natale continua a sopravvivere:

In Europa il 25 Dicembre è molto sentito in Gran Bretagna, adepositare i regali sotto l’albero è “Father Christmas”, l’equivalente britannico di Babbo Natale, accompagnato dalla renna Rudolph. Per rendergli grazie della sua generosità i bambini inglesi sono soliti lasciargli un po’ di latte e un “mincepie”, un tipico dolce inglese. In Germania, invece, la festa comincia dal 6 Dicembre, nella giornata di Nikolaustag, il nostro San Nicola, che girando per le case tedesche durante la notte del 5 Dicembre annota in un grande libro i bimbi buoni dai bimbi cattivi. 

Anche in Africa la coesistenza di culture religiose differenti e la massiccia presenza di Missioni Cattoliche, ha fatto sì che anche in un continente apparentemente così lontano da quello che consideriamo Natale si sviluppasse una vera e propria tradizione natalizia. In Africa centrale il Natale coincide spesso con la fine della raccolta del cacao ed i lavoratori delle piantagioni hanno la possibilità di tornare dalle famiglie per festeggiare. In Nigeria, nei giorni che precedono la natività, le ragazze visitano le case della zona ballando e cantando accompagnandosi con i tamburi; danze e canti variano in base all’appartenenza etnica. Dal 25 in avanti, invece, sono gli uomini ad esibirsi con i volti coperti da maschere in legno raffiguranti personaggi legati alle usanze locali. Anche in Africa esiste la tradizione dell’albero di Natale che, però, è molto lontano dall’essere il classico abete tipico dell’Occidente. L’ornamento più comune è realizzato da un intreccio di foglie di palma disposte a formare un arco a cui vengono appesi fiori bianchi che sbocciano proprio a Natale.

Per quanto riguarda l’Oriente anche in Giappone il Natale è visto come un periodo di felicità diffusa piuttosto che una celebrazione religiosa. Il 24 dicembre si celebra la festa degli innamorati e per le famiglie con bambini piccoli: le coppie vanno a cena fuori, appositamente per mangiare pollo fritto e la famosa Christmas Cake, ossia una semplice torta di pan di spagna con panna montata e decorata con fragole e immagini di Babbo Natale. Anche in Giappone è tradizione scambiarsi un regalo, ma solo tra gli innamorati.

Danilo De Luca

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