Da arance e fichi d’india a tessuti sostenibili: La rivoluzione nell’industria della moda


Nell’epoca in cui viviamo parlare di sostenibilità ambientale è diventato di grande importanza in molti aspetti della nostra vita, compresa l’industria della moda. L’attenzione verso la moda sostenibile e i tessuti eco-friendly sta crescendo costantemente. 

In generale, l’industria della moda spesso viene accusata di generare un impatto ambientale significativo. È importante, però,riconoscere che l’entità delle pratiche dannose può variare tra i diversi settori industriali. Mentre l’industria della moda ha ancora molto lavoro da fare per diventare completamente sostenibile, esistono numerosi marchi, sia consolidati che emergenti, che si stanno impegnando per trasformare le loro pratiche di produzione.

È tutta siciliana la start up che si sta facendo strada nel mondo conquistando riconoscimenti di prestigio: Ohoskin. Si tratta di una startup con sede a Catania che ha introdotto un’innovativa soluzione per la produzione di tessuti cruelty-free. Utilizzando gli scarti dell’industria alimentare e cosmetica, come le bucce di arance e i residui della lavorazione dei fichi d’india. Ohoskin ha, quindi, sviluppato un materiale bio-based brevettato per creare un tessuto sostenibile e di alta qualità.

Ogni anno in Sicilia, circa 1.400.000 tonnellate di scarti di arance e fichi d’india vengono generati dall’industria alimentare e cosmetica. Invece di considerare questi scarti come un costo di smaltimento, Ohoskin ha adottato un approccio di economia circolare, trasformandoli in una preziosa risorsa economica senza impatto negativo sull’ambiente.

Attraverso un processo virtuoso, il marchio riutilizza questi scarti, trasformandoli in un materiale bio-based di alta qualità che può essere utilizzato come alternativa al tessuto in pelle. Questo approccio cruelty-free offre un’opzione sostenibile per coloro che desiderano evitare l’utilizzo di prodotti animali nella moda, mantenendo comunque un’alta qualità e un design accattivante.

La produzione di tessuti cruelty-free a partire dagli scarti di arance e fichi d’india non solo riduce la quantità di rifiuti, ma contribuisce anche a ridurre l’uso di risorse naturali e l’impatto ambientale associato alla produzione tradizionale di tessuti. 

La storia di Ohoskin è intrecciata con la passione per la moda, la Sicilia e i tessuti sostenibili. Tutto ha avuto inizio nel 2011, quando, la giovane studentessa Adriana Santanocito durante gli studi in Fashion Design a Milano, ha fatto emergere dentro di sé l’idea di creare un tessuto innovativo a partire dalle arance. Spinta dall’ispirazione di Livia Firth e dalla consapevolezza delle difficoltà dell’industria agrumicola siciliana, la fondatrice ha intrapreso una ricerca approfondita sulla fattibilità di questa visione. La sua idea è stata sviluppata e approfondita in una tesi di fine corso al Politecnico di Milano. Così nacque Orange Fiber, un’azienda che utilizza i sottoprodotti dell’industria agrumicola per creare tessuti sostenibili per l’alta moda. Per oltre cinque anni, la fondatrice ha ricoperto il ruolo di legale rappresentante all’interno dell’azienda. 

Nel 2019, dopo aver dato un contributo significativo all’azienda,Adriana, ha deciso di lasciare il ruolo operativo e amministrativo nel consiglio di amministrazione di Orange Fiber. Sentiva che era giunto il momento per l’azienda di muoversi autonomamente. Quando si è presentata l’opportunità di Ohoskin, la fondatrice ha deciso di sollevare ancora di più l’asticella e di impegnarsi a rivoluzionare il mondo della moda e del design, cercando di avere un impatto positivo sul pianeta attraverso un progetto ambizioso.

In un contesto dominato da molteplici sfide come la pandemia, la crisi economica e energetica, e il dramma della guerra, Ohoskin si è affermato come un piccolo sogno siciliano diventato realtà grazie al talento e alla determinazione del suo team. La loro missione di creare tessuti sostenibili a partire dagli scarti di arance e fichi d’india rappresenta un passo significativo verso un nuovo mondo in cui lo sfruttamento delle risorse energetiche e il rispetto per la natura trovino un equilibrio definitivo.

Valeria Buremi

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