Fare il bagno per rinfrescarci? L’estate non sarà più la stessa


Gli oceani sono il cuore pulsante del nostro pianeta, coprendo circa il 71% della superficie terrestre e svolgendo un ruolo fondamentale nel regolare il clima globale. Tuttavia, negli ultimi decenni, siamo stati testimoni di un fenomeno preoccupante: il riscaldamento dei mari. 

Il 2023 si sta rivelando un anno cruciale per il propagarsi di questo fenomeno. Le osservazioni satellitari elaborate dal rinomato meteorologo Scott Duncan indicano un aumento costante e significativo delle temperature oceaniche medie globali. Ciò che sta accadendo quest’anno sta superando qualsiasi trend osservatonegli ultimi quattro decenni. Questi dati allarmanti mettono in evidenza l’urgenza di affrontare il problema del riscaldamento degli oceani e di adottare misure efficaci per mitigarne gli effetti devastanti sull’ecosistema marino e sulle comunità umane che ne dipendono. Il progressivo aumento delle temperature marine rappresenta una sfida senza precedenti, richiede, infatti,un’immediata attenzione e azione per proteggere la salute degli oceani e preservare il nostro pianeta per le future generazioni.

Il pensiero della comunità scientifica

Nel mondo scientifico, le opinioni possono divergere riguardo alle cause specifiche del riscaldamento degli oceani. Tuttavia, c’è un ampio consenso sul fatto che il fenomeno del riscaldamento degli oceani sia collegato ad una serie di conseguenze rilevanti. Tra queste, vi sono le ondate di calore, le siccità, le inondazioni e le condizioni meteorologiche estreme che si stanno verificando sempre più frequentemente. È evidente che il cambiamento climatico globale contribuirà ad amplificare ulteriormente questi eventi, aumentando il loro numero e la loro intensità. La connessione tra riscaldamento degli oceani e fenomeni meteorologici estremi è una preoccupazione condivisa dalla comunità scientifica, che sottolinea l’importanza di affrontare in modo deciso e collaborativo il problema del cambiamento climatico.

Colpevole El Niño

Un fattore che ha contribuito all’attuale situazione di riscaldamento degli oceani è il ritorno del fenomeno meteorologico noto come El Niño. Si tratta di un evento naturale caratterizzato dal riscaldamento della temperatura superficiale dell’oceano Pacifico. Il ciclo di El Niño si alterna con la fase de La Niña, durante la quale si registra un abbassamento della temperatura oceanica nel Pacifico. Tuttavia, quanto di particolare rilevanza è il fatto che la fase de La Niña è durata insolitamente per tre anni. È importante sottolineare che, a livello globale, gli anni di El Niño tendono ad essere più caldi. Pertanto, con l’arrivo del prossimo estate, le prospettive diventano ancor più preoccupanti, considerando l’interazione tra il riscaldamento degli oceani e l’evento di El Niño. 

Conseguenze e soluzioni

Le conseguenze del riscaldamento degli oceani sono di portata enorme e si manifestano in vari modi, a cominciare dallo scioglimento dei ghiacciai. Secondo uno studio recente, già entro il 2030 potremmo assistere alla scomparsa del ghiaccio estivo nell’Artico. Questo fenomeno avrebbe conseguenze significative per gli ecosistemi polari, l’habitat delle specie marine e le comunità che dipendono da questi ambienti.

Tuttavia, lo scioglimento dei ghiacci non rappresenta l’unico impatto del riscaldamento degli oceani. Quando la temperatura dell’acqua aumenta, si innescano una serie di meccanismi che alterano una delle funzioni fondamentali degli oceani: la capacità di mitigare la temperatura globale. Dal momento degli anni ’70 in poi, gli oceani hanno assorbito oltre il 90% del calore in eccesso prodotto dall’attività umana e hanno assorbito quasi un terzo delle emissioni di gas serra. Tuttavia, se la loro capacità di assorbire calore diminuisce, la temperatura terrestre aumenta, intensificando ulteriormente il cambiamento climatico.

L’aumento della temperatura dell’acqua ha anche un impatto sull’acidificazione degli oceani, un fenomeno che descrive l’aumento continuo dell’acidità delle acque marine. Questo fenomeno ha effetti globali su una vasta gamma di ecosistemi marini, minacciando la sopravvivenza di organismi marini come coralli, molluschi e piccoli organismi planctonici, che sono alla base della catena alimentare marina.

La soluzione più efficace per affrontare queste sfide è sempre la stessa: ridurre le emissioni di gas climalteranti. Limitare le emissioni di CO2 e altri gas serra è fondamentale per mitigare il riscaldamento degli oceani e proteggere gli ecosistemi marini. È necessario adottare misure concrete per una transizione verso fonti di energia rinnovabile, l’efficienza energetica e pratiche sostenibili in tutti i settori, al fine di preservare la salute degli oceani e del nostro pianeta nel suo complesso.

Valeria Buremi

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