L’eco-ansia è un fenomeno psicologico emergente legato alla crescente preoccupazione per i cambiamenti climatici e la crisi ambientale. La consapevolezza dell’impatto distruttivo dell’attività umana sull’ecosistema globale ha suscitato una serie di emozioni negative, come ansia, paura, rabbia e impotenza. Questa ansia ecologica sta avendo conseguenze significative sulla salute mentale delle persone, portando a sintomi di stress e disconnessione dalla natura e dalla comunità. Affrontare l’eco-ansia è cruciale per promuovere un atteggiamento costruttivo verso il cambiamento climatico. Prendere consapevolezza delle proprie emozioni, trovare modi per partecipare attivamente all’azione ambientale e cercare supporto nella comunità possono aiutare a trasformare l’ansia in una forza motrice per un futuro sostenibile.
L’eco-ansia, una preoccupazione profonda legata ai cambiamenti climatici, sta emergendo come un vero disturbo, e non è semplicemente un vezzo dei giovani. Le società scientifiche internazionali stanno prendendo in considerazione seriamente questa problematica, e a Milano, l’ambulatorio dell’ospedale Sacco la sta affrontando direttamente, specialmente dopo gli eventi catastrofici recenti. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, l’eco-ansia non è un termine coniato dai social media o dai giornalisti, ma è stato coniato dalle società di psichiatria internazionali per identificare una serie ben definita di disturbi. Lo scorso anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato di includere l’analisi delle implicazioni del cambiamento climatico sulla salute mentale nella ricerca e nelle politiche internazionali. La correlazione tra cambiamento climatico e salute mentale è quindi una realtà concreta che richiede la nostra attenzione e azione.
Come il cambiamento climatico “inquina” la salute mentale?
L’influenza dell’ambiente sulla salute mentale è un fenomeno notevole, soprattutto per quanto riguarda ansia, depressione e disturbi ossessivo-compulsivi. L’inquinamento gioca un ruolo significativo in questo contesto. Numerosi studi condotti da associazioni psichiatriche americane ed europee hanno dimostrato che l’aumento delle particelle di pm10 e pm2.5, i principali inquinanti atmosferici presenti nelle zone metropolitane ad alto traffico, è associato ad un incremento dei disturbi d’ansia e dell’umore. Le ricerche condotte nel Regno Unito, in particolare nella zona di Londra, hanno evidenziato un aumento di ansia e depressione, soprattutto tra i giovani esposti a queste sostanze fin dalla prima infanzia. Studi comparativi hanno rilevato un’alta concentrazione di monossido di carbonio nel sangue, una sostanza potenzialmente dannosa che mette il corpo in uno stato di perenne allerta e difesa. A livello cerebrale, tali inquinanti possono essere collegati allo sviluppo di malattie mentali, tra cui depressione e disturbo bipolare, sin dal periodo della gestazione. Questi risultati sottolineano l’importanza di affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico per tutelare la salute mentale della popolazione, in particolare dei più giovani.
Negli ultimi anni, un altro filone di studi si è concentrato sull’ansia indotta non solo dall’inquinamento atmosferico, ma anche dalla crescente preoccupazione per il cambiamento climatico. Le società scientifiche impegnate nello studio del clima hanno creato gruppi di lavoro specifici per comprendere l’impatto di questa crisi sulla salute mentale, un aspetto che colpisce soprattutto i giovani, più vulnerabili e maggiormente esposti al bombardamento mediatico. Dopo il periodo del Covid, l’ambulatorio ha registrato un aumento degli accessi, particolarmente dopo le alluvioni e la tempesta che ha colpito Milano e la Brianza. In questa situazione, sono soprattutto i giovani a manifestare disturbi post-traumatici da stress, attacchi di panico e ansia, collegando spesso tali disturbi agli incendi in Sicilia, percepiti come cause scatenanti. Talvolta, la terapia cognitivo-comportamentale può aiutare a ridimensionare le preoccupazioni e gestire l’ansia, ma in altri casi, potrebbe essere necessaria una terapia farmacologica. La consapevolezza di come il cambiamento climatico influenzi la salute mentale è cruciale per adottare interventi adeguati a sostenere la popolazione affetta da questi disturbi.
Come affrontarla?
Una sana eco-ansia può essere una spinta positiva per prendersi cura del nostro pianeta, evitando l’indifferenza verso le condizioni ambientali. Tuttavia, se l’ansia legata alle questioni ambientali diventa opprimente e paralizza la vita di una persona, è essenziale affrontare il problema in modo adeguato. Parlare apertamente con la famiglia o gli amici può aiutare a condividere le preoccupazioni e trovare supporto emotivo. Ridurre l’esposizione ai media durante la giornata può contribuire a limitare l’influenza delle notizie angoscianti e dell’informazione costante. In casi più gravi, è importante rivolgersi a uno psichiatra o psicologo specializzato per ricevere il supporto e l’assistenza necessari per gestire l’ansia ambientale in modo sano e costruttivo. Con un adeguato sostegno, è possibile trasformare l’eco-ansia in un motore per adottare comportamenti responsabili e contribuire al benessere del nostro pianeta.
Valeria Buremi






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