Terra variegata e affascinante è la Sicilia, si erge come un’isola che racchiude in sé una ricca gamma di sfumature e tradizioni. Dalle candide distese delle saline alle scure formazioni laviche di basalto, dalle sfumature di verde smeraldo al rosso ardente delle incandescenti colate laviche, la Sicilia è una regione che esibisce innumerevoli volti e sfaccettature, uno dei questi è legato al filone dell’occulto. La vicenda ci riporta alla Scordia della seconda metà dell’Ottocento durante il fervente risveglio intellettuale e coinvolge la famiglia De Cristofaro e una straordinaria donna inglese di nome Elena Thovez.
Nel lontano 1819, la famiglia Thovez giunse a Bronte per assumere il controllo della Ducea di Nelson. All’interno di questa famiglia c’era Elena Thovez, figlia di Philip Thovez, procuratore generale della Ducea. Tornando indietro nel tempo, è importante ricordare che il Re di Napoli Ferdinando di Borbone, in segno di riconoscenza verso l’ammiraglio inglese Horatio Nelson per aver soppresso la rivoluzione napoletana del 1799, lo insignì del titolo di Duca di Bronte e di numerosi privilegi fiscali all’interno del Regno delle Due Sicilie. La Thovez, qualche anno più tardi, contrasse matrimonio con Francesco De Cristofaro, barone dell’Ingegno, e trasferì la sua residenza a Scordia. Questa donna, originaria di Portsmouth, era un vero e proprio prodigio linguistico, con conoscenza di ben tre lingue e un eccezionale bagaglio culturale. Si può facilmente immaginare quanto questa piccola cittadina le sembrasse stretta.
Elena Thovez è ricordata come una talentuosa disegnatrice e autrice di opere teatrali, tra cui il dramma “Elfrida di Salerno, ossia Vendetta e perdono,” pubblicato a Catania nel 1847. La sua presenza e il suo spirito filantropico scossero la tranquillità di Scordia. Fondò il “Casino dei Civili,” un luogo dedicato al dibattito intellettuale e alle conversazioni audaci, nonché un circolo esoterico noto come la “Società spiritica.” Vicina agli ambienti massonici inglesi, collaborò con varie riviste e intrattenne corrispondenza con diversi intellettuali e artisti dell’epoca. Nel 1866, diede vita alla rivista mensile “La Voce di Dio,” e l’anno precedente, come riportato da Nuccio Gambera, pubblicò un libretto che documentava undici sessioni spiritiche.
Insomma, era diventata una figura scomoda per la Chiesa, ma godeva di una considerevole protezione e il suo carisma le garantiva il rispetto di numerosi seguaci. La presenza di personalità come Elena Thovez consentì alla Sicilia di scoprire nuove tendenze culturali. In un’epoca dominata dal positivismo, lo spiritismo guadagnava terreno, apparentemente con l’obiettivo di sottrarre alla Chiesa il monopolio del mondo dell’aldilà.
È interessante notare che molti scrittori siciliani, tra cui Luigi Capuana, furono influenzati dalle sedute spiritiche. Capuana, ad esempio, affermò che il processo di scrittura poteva trasformare uno scrittore in un medium, come espresse nel suo lavoro “Spiritismo?” del 1884. Le sessioni spiritiche catturarono anche l’interesse di altri autori, come Antonio Bruno, mentre le novelle di Luigi Pirandello presentano frequenti apparizioni di fantasmi e elementi metafisici.
Giuseppe Bonaviri, d’altro canto, descrisse gli spiriti come leggeri soffiatori sulle palpebre. La storia di Elena Thovez svela un aspetto affascinante e forse enigmatico della Sicilia, dimostrando una volta di più la sua straordinaria diversità e complessità. Come ha sottolineato Leonardo Sciascia, la Sicilia è un luogo in cui, girando una montagna, salendo o scendendo da una valle, è possibile scoprire un mondo diverso e sorprendente.
Danilo De Luca






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