La Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne offre un’opportunità cruciale per riflettere sull’andamento della violenza di genere in Italia, in particolare sui casi di femminicidio. È importante sottolineare come il numero complessivo di omicidi nel paese sia effettivamente diminuito negli ultimi vent’anni, passando da 711 morti per omicidio nel 2004 a 314 nel 2022. Questo calo rappresenta un importante progresso nella sicurezza generale e nella prevenzione dei crimini violenti.
Tuttavia, questo calo generale nasconde una realtà più complessa e inquietante quando si tratta specificamente della violenza contro le donne. Mentre il numero totale di omicidi è più che dimezzato in questo periodo, la proporzione di omicidi di donne per mano di un partner o ex partner non ha seguito lo stesso trend. Infatti, la percentuale di femminicidi rispetto al totale degli omicidi non è diminuita in modo significativo, sottolineando come la violenza domestica e la violenza di genere rimangono problemi persistenti e gravi nella società italiana.
Una realtà inquietante
L’analisi dei dati relativi al femminicidio in Italia rivela un quadro inquietante che merita attenzione. Nel 2004, 72 donne sono state uccise da un partner o ex partner, cifra che, nonostante il calo generale degli omicidi, è rimasta pressoché invariata nel 2021, con 70 casi. Questo tipo di omicidio rappresentava il 10,1% del totale nel 2004, ma nel 2022 la percentuale è salita drammaticamente al 26,5%. Questo aumento sottolinea come il femminicidio sia diventato una porzione sempre più consistente degli omicidi nel paese.
Oltre a questi dati già allarmanti, è importante considerare che l’omicidio di genere non si limita solo alle relazioni intime, ma può includere anche aggressioni da parte di membri della famiglia. Pertanto, la portata del problema potrebbe essere ancora più vasta di quanto suggerito dalle statistiche dell’ISTAT.
Quando si esaminano tutti gli omicidi di donne, il numero totale si aggira intorno ai 150 casi all’anno in Italia, portando il conteggio a circa 600 omicidi negli ultimi quattro anni. Da questi dati emerge una realtà sconvolgente: in Italia, ogni due giorni una donna perde la vita a causa della violenza. Questi numeri riflettono una realtà in cui i femminicidi non sono solo una quota significativa degli omicidi di donne, ma ne rappresentano la maggioranza. Infatti, secondo un rapporto ISTAT, su 417 sentenze relative a omicidio di donna, ben 355 sono classificabili come femminicidio, ovvero l’85% dei casi.
Una crisi di genere persistente
La realtà del femminicidio in Italia è una chiara testimonianza di una crisi di genere profondamente radicata. Quasi sempre, i femminicidi vedono gli uomini come autori di questi crimini atroci: nell’88,5% dei casi, è un uomo ad uccidere una donna. Sebbene esistano casi, seppur rari (2% dei casi), in cui le donne sono vittime di altre donne, la grande maggioranza dei femminicidi sottolinea un problema predominante di violenza maschile contro le donne.
C’è anche una percentuale minore (9,2%) in cui uomini e donne agiscono in complicità per compiere questi crimini contro altre donne. Questi dati non solo sono allarmanti, ma evidenziano anche un’incapacità sistematica di contrastare efficacemente il fenomeno del femminicidio, un termine tristemente sempre più presente nelle cronache nazionali.
La violenza di genere in Italia non è un fenomeno isolato, ma una realtà sistematica e pervasiva, con il femminicidio che ne rappresenta la manifestazione più tragica ed estrema. È importante considerare anche le violenze non mortali, altrettanto diffuse ma più difficili da rilevare a causa dell’under-reporting. Molte vittime non denunciano gli abusi subiti, rendendo difficile la raccolta di dati accurati e la comprensione dell’intera portata del problema.
Queste osservazioni richiamano l’urgenza di un impegno più profondo nella lotta contro la violenza di genere. È indispensabile non solo rafforzare le leggi e il supporto disponibile per le vittime, ma anche cambiare il tessuto culturale e sociale che permette la persistenza di queste dinamiche di violenza. Solo attraverso un approccio olistico e inclusivo che affronta tutte le sfaccettature di questa crisi si potrà sperare di vedere un reale cambiamento nella società italiana.
Valeria Buremi






Lascia un commento