Il 11 gennaio 1693, la Sicilia fu teatro di uno dei sismi più devastanti nella storia italiana, noto come il Terremoto della Val di Noto. Con una magnitudo stimata tra 7.1 e 7.4, l’evento ha lasciato un’impronta indelebile, causando una perdita di circa 60.000 vite, di cui 12.000 solo a Catania. Questo terremoto, seguito da un maremoto, si colloca tra i cinque più intensi mai registrati nel paese, sconvolgendo città come Catania, Ragusa e Siracusa.
Il terremoto del 1693, avvenuto 326 anni fa, continua a essere una pietra miliare nella storia sismica dell’Italia. Nel Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI11), risulta il più potente evento sismico (Mw=7.4) degli ultimi 1000 anni nel territorio nazionale. La sua vastità, il numero di vittime e la gravità degli effetti lo rendono uno dei terremoti più distruttivi nella storia sismica italiana.
Il terremoto colpì in due fasi, con due scosse violente a distanza di due giorni. La prima scossa, il 9 gennaio 1693, causò danni gravi in città come Augusta, Avola, Noto e Catania, già ferita dall’eruzione dell’Etna nel 1669. La seconda scossa, l’11 gennaio 1693, alle 13:30 GMT, ebbe effetti catastrofici. Questa seconda ondata colpì un’area più vasta rispetto alla prima, distruggendo interi centri abitati, inclusi Sortino, Ragusa, Modica, Melilli, Lentini, Avola e Augusta.
La popolazione fu drasticamente ridotta, con circa 54.000 morti, di cui quasi 12.000 solo a Catania. La precarietà delle condizioni di sopravvivenza segnò i mesi successivi, con continue scosse, scarsità di risorse e il costante rischio di epidemie. Catania fu quasi abbandonata, lasciata alle prese con saccheggi e crimini.
Il processo di ricostruzione fu lungo e complesso, coinvolgendo il governo centrale e le amministrazioni locali per molti anni. Alcuni centri, come Noto, Avola, e Sortino, furono ricostruiti in luoghi completamente diversi, mentre altri subirono solo lievi modifiche. La resilienza delle comunità siciliane durante questa fase spinse alla creazione di nuove pianificazioni urbane, dando vita al notevole volto barocco che caratterizza molte città e paesi della Sicilia sud-orientale.
Oltre a segnare tragicamente la storia dell’isola, il terremoto del 1693 ha influenzato in modo duraturo l’architettura, la cultura e la vita quotidiana della Sicilia. Oggi, mentre ammiriamo i maestosi monumenti barocchi che sorgono sulle antiche rovine, riflettiamo sulla resilienza di un popolo che, nonostante la devastazione, ha saputo ricostruire e plasmare un futuro più robusto.
Danilo De Luca






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