Nel cuore delle imponenti vette dell’Etna, il vulcano siciliano famoso per la sua attività eruttiva, un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) ha avviato uno studio rivoluzionario con l’obiettivo di gettare nuova luce sui vulcani di Venere, il secondo pianeta del Sistema Solare. Con migliaia di vulcani che punteggiano la sua superficie, Venere è avvolto in un mistero in gran parte inspiegato, complicato dalla mancanza di possibilità di organizzare missioni dirette per esplorare la sua topografia vulcanica. Tuttavia, gli scienziati hanno individuato nell’Etna un surrogato terrestre ideale per comprendere i segreti di vulcani venusiani come l’Idunn Mons. Entrambi situati sopra canyon noti come “rift” e caratterizzati da forme coniche sulle loro pendici, l’Etna e l’Idunn Mons presentano similitudini intriganti. Attualmente, i ricercatori stanno confrontando campioni di lava prelevati dall’Etna con immagini ad alta risoluzione delle eruzioni su Venere, aprendo la strada a un’analisi dettagliata che potrebbe rivelare connessioni fondamentali tra i vulcani terrestri e quelli spaziali. Con la prospettiva futura di utilizzare l’Etna come terreno di addestramento per lander destinati a Venere, questo studio offre un affascinante sguardo su come la Terra possa fungere da laboratorio per svelare i segreti di mondi lontani.
Una sorprendente scoperta
Nel corso della ricerca condotta sull’Etna, i ricercatori guidati dall’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) si stanno ponendo una domanda fondamentale: cosa possiamo imparare dal confronto tra i pezzi di lava fresca dell’Etna e le immagini spaziali di Venere? Se la somiglianza è evidente, sorge il forte sospetto che i vulcani su Venere siano attivi, aprendo nuove prospettive sulla comprensione di questi fenomeni astronomici. L’osservazione di piccoli coni di materiale sulle pendici dell’Etna e di Idunn Mons, connessi alle eruzioni esplosive, rappresenta una possibile rivoluzione nelle nostre conoscenze: finora si riteneva che i vulcani venusiani eruttassero solo in modo effusivo, con flussi di lava fluida, escludendo esplosioni. Questo studio potrebbe ribaltare tale convinzione, gettando nuova luce sulle dinamiche vulcaniche di Venere.
La rilevanza di studiare Venere non si limita alle curiosità astronomiche, ma riveste un ruolo cruciale anche per la comprensione dei cambiamenti climatici sulla Terra. Gli scienziati avvertono che, se non si riuscisse a frenare il riscaldamento globale, le condizioni estreme di Venere potrebbero prefigurare il destino del nostro pianeta. L’analisi di Venere offre, inoltre, una finestra unica per comprendere il funzionamento e lo sviluppo di pianeti simili alla Terra all’interno di altri sistemi solari. Con i telescopi spaziali che continuano a svelare nuovi mondi al di là del nostro sistema solare, lo studio di Venere assume un ruolo chiave nella nostra esplorazione dell’universo e nella ricerca di pianeti abitabili.
Valeria Buremi






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