Tra le vicende e i racconti di cittadini siciliani che hanno brillato per il loro coraggio durante la Seconda Guerra mondiale, emergono la storia di Calogero Marrone e Giovanna Panzica. Lui di Favara, provincia di Agrigento, lei originaria di Caltanissetta. Due vite che non si sono mai incontrate ma che condividono una storia di eroismo e solidarietà in un periodo oscuro come quello degli anni ‘40 del Novecento. Le vicende di questi due personaggi sono ancora oggi celebrate nei loro luoghi d’origine come in tutta la Sicilia perché rappresentano l’esempio di chi senza temere gravi conseguenze, decise di non voltare le spalle e di estendere una mano di aiuto a migliaia di ebrei.
La storia di Calogero Marrone, nato nel 1889 a Favara, si dipana tra la Sicilia e la città di Varese in Lombardia dove, nelle vesti di un comune dipendente della pubblica amministrazione, orchestrò un ingegnoso piano per salvare la vita di migliaia di persone. Ma facciamo un passo indietro. Marrone iniziò a lavorare negli uffici del Comune di Agrigento dopo la Prima Guerra Mondiale. Durante gli anni del fascismo, fu arrestato per un breve periodo a causa del suo rifiuto di aderire al Partito Nazionale Fascista. Nel 1931, per evitare persecuzioni e problemi più gravi, vinse un concorso come applicato comunale per il Comune di Varese, trasferendosi con la sua famiglia nella città lombarda.
Con l’istituzione delle leggi razziali e l’avvio della Seconda Guerra Mondiale, il clima si fece sempre più tetro per gli oppositori e gli ebrei. Sfruttando la sua posizione di ufficiale dell’anagrafe del Comune di Varese, Marrone iniziò così a falsificare migliaia di documenti per consentire la fuga dei deportati verso la vicina Svizzera, evitando i campi di concentramento.
Il suo eroismo salvò numerose vite umane fino agli inizi del 1944, quando, a seguito di una segnalazione anonima, venne sospeso e successivamente arrestato. Nonostante gli avvertimenti ricevuti, Marrone avrebbe potuto fuggire, ma scelse di rimanere per proteggere la sua famiglia da possibili ritorsioni. Dopo l’arresto, venne deportato nel campo di concentramento di Dachau in Germania, dove morì nel 1945 a causa delle condizioni di vita estreme.
La storia del coraggio di Calogero rimase sconosciuta fino a quando i giornalisti Franco Giannantoni e Ibio Paolucci intrapresero una serie di ricerche, recuperando documenti e testimonianze che portarono alla pubblicazione del libro “Un eroe dimenticato”. Questo lavoro ha permesso l’inclusione dell’eroe siciliano tra i “Giusti tra le Nazioni”, accanto a molti altri italiani che durante quegli anni hanno contribuito a salvare migliaia di vite umane.
In quello stesso periodo, nella provincia di Como, attraverso il giardino della sua abitazione a Ponte Chiasso anche Giuseppina Giovanna Panzica, madre di quattro figli e moglie del finanziere in congedo Salvatore Luca, offriva il suo aiuto alla causa ebrea sottraendo migliaia di vittime dalla follia nazista.
Nata a Caltanissetta l’1 agosto 1905 , Giovanna aderì al “Gruppo Frama” e collaborò con il finanziere Gavino Giovanni Tolis, partigiano sardo delle Fiamme Gialle, che per il suo coraggio venne insignito della Medaglia d’oro al Valore Civile nel 2010. La loro collaborazione facilitò la fuga verso la Svizzera per migliaia di ebrei e il passaggio di informazioni riservate per le brigate partigiane operanti nel comasco.
In seguito entrambi furono segnalati al controspionaggio tedesco nell’aprile del 1944 e catturati dalla Polizia di Ponte Chiasso. Arrestata e imprigionata, Giovanna Panzica subì sofferenze e torture nel carcere di San Donnino, a San Vittore a Milano e infine nel campo di concentramento di Bolzano per poi essere definitivamente liberata dagli Alleati. La sua storia venne resa pubblica dalla figlia Rosaria Luca durante un evento online nel gennaio 2021.
Il 14 marzo 2018, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, conferì postumo il prestigioso riconoscimento a Giovanna Panzica, motivandolo con il suo contributo al salvataggio di numerosi profughi ebrei e perseguitati politici dopo l’8 settembre 1943. La proposta di assegnare la Medaglia d’oro al Merito Civile alla memoria di Giovanna Panzica fu avanzata dal Maggiore Gerardo Severino, direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza, che riportò alla luce questa storia, allora poco nota.
Oggi, la vicenda di Giuseppina viene ricordata dall’associazione “Onde Donne in Movimento” a cui ha dedicato anni allo studio e alla ricerca storica sulle donne nella Shoah, proponendo di intitolare l’ex rifugio antiaereo a Giovanna Panzica. Nonostante la proposta non abbia ancora avuto esito, l’associazione ha avanzato nuove proposte all’amministrazione, suggerendo di cambiare il nome di via Piazza Armerina in via Giuseppina Giovanna Panzica e di apporre una targa commemorativa al civico 6 in sua memoria.
La vita di Giovanna Panzica, vissuta nel civico 6 di via Piazza Armerina, è parte integrante della storia di Caltanissetta, un ricordo che l’associazione vuole preservare e onorare.
Danilo De Luca






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