I recenti dati sulle iscrizioni nella scuola secondaria di primo e secondo grado dimostrano chiaramente che tipo di interesse nutrono i giovani siciliani e l’orizzonte formativo e professionale a cui aspirano. Ma cerchiamo di analizzare per filo e per segno le informazioni a nostra disposizione.
Il 10 febbraio è stato il termine per le iscrizioni al primo anno delle scuole statali primarie e secondarie di primo e secondo grado. Complessivamente, sono stati iscritti 37.436 nuovi studenti alle elementari, 41.254 alle medie e 40.494 alle superiori. Dalla sintesi elaborata dall’Ufficio Scolastico Regionale Siciliano emerge una diminuzione nelle iscrizioni ai licei, con una percentuale che passa dal 63% nell’anno scolastico 2023-2024 al 60,87%, mentre si osserva un incremento degli iscritti agli istituti tecnici e una lieve crescita anche per le iscrizioni agli istituti professionali (4.657, +0,4%). Tra i 24.649 studenti che hanno scelto il liceo, per l’anno scolastico 2024-2025 prevale l’indirizzo scientifico in tutte le sue varianti, con il 24,74%. Seguono il liceo delle scienze umane (14,89%), lo scientifico con opzione scienze applicate (14,24%) e il liceo classico (13,85%).
Insomma, ciò che si osserva è il lieve declino nelle iscrizioni ai licei con particolare riferimento al liceo classico. Analogamente, gli istituti professionali evidenziano un aumento marginale delle iscrizioni al primo anno, registrando un passaggio dal 11,1% al 11,50% (rispetto al 12,72% a livello nazionale). Questi dati riflettono una complessa e dinamica panoramica degli orizzonti formativi e professionali dei giorni siciliani, offrendo spunti per riflettere sulle scelte degli indirizzi scolastici e sulle tendenze educative regionali, con implicazioni su scala nazionale. A smorzare l’importanza della crisi ci ha comunque pensato il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, Giuseppe Pierro, sottolineando che i dati sulle iscrizioni alle scuole superiori indicano una maggiore consapevolezza nella scelta degli studenti e delle loro famiglie. Pierro attribuisce tali scelte ai percorsi di formazione iniziali nelle ultime classi delle scuole superiori, come indicato dalle linee guida per l’orientamento.
Ma torniamo al nostro Liceo Classico, da tempo considerato la scuola principe per eccellenza nell’immaginario collettivo italiano. Oggi possiamo affermare con grande rammarico che esiste ilrischio di perdere il suo antico splendore in un mondo in costante mutamento. Nonostante le riforme del 2010 abbiano inciso significativamente sugli istituti tecnici e professionali ( e i dati attuali lo confermano ), il Classico è rimasto in gran parte intoccato, nel senso che i dati non si ostinano a cambiare. Dove sta il problema ? Proprio in questa staticità.
L’impostazione gentiliana del 1923, che ne ha definito le base, ha subito poche modifiche nel corso degli anni, mantenendo la lingua straniera e le scienze come materie quinquennali. Tuttavia, mentre il mondo evolve, il Liceo Classico sembra rimanere ancorato al passato.
Il motivo di questa resistenza al cambiamento risiede nella venerazione quasi religiosa per un modello educativo elaborato quasi un secolo fa da esponenti dell’idealismo italiano. Questo modello, basato su una divisione tra discipline umanistiche e scientifiche, ha monopolizzato il dibattito culturale nazionale per decenni, nonostante la tradizione culturale italiana sia stata influente soprattutto nell’epoca medievale e rinascimentale.
È necessario, quindi, abbandonare l’approccio idealistico e ritornare a una visione più ampia dell’educazione, che valorizzi sia le discipline umanistiche che quelle scientifiche. In questo contesto, il Liceo Classico potrebbe beneficiare di una riforma che lo renda più adatto ai tempi moderni, recuperando l’umanesimo rinascimentale come guida.
C’è speranza per il futuro ? Con un curriculum poco flessibile che non ci si adatta alle esigenze degli studenti moderni, orientati verso materie scientifiche e linguistiche più attuali. Tuttavia, c’è speranza per il futuro: la scuola dovrebbe essere in grado di suscitare passioni, interessi e insegnare la collaborazione, mantenendo una prospettiva multidisciplinare. Sebbene il Classico possa tornare di moda, è fondamentale non fossilizzarsi su un modello obsoleto. La chiave per il successo futuro delle scuole è, secondo il parere degli studiosi, flessibilità, la multidisciplinarietà e la capacità di coinvolgere gli studenti. Insomma, la rivoluzione dovrebbe partire da chi insegna, ma questa è un’altra storia.
Danilo De Luca






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