Festeggiare la donna l’8 marzo? C’è ancora troppa disparità di genere


Anche per quest’anno è arrivata la “Giornata Internazionale della Donna”, promossa ogni 8 marzo dell’anno. Non è solo una festa, non si tratta di regalare mimose a nonne, mamme, zie, amiche e altre parenti; piuttosto bisogna focalizzarsi sul vero valore del significato “donna” e su quanta strada ancora si debba percorrere affinché si possa parlare di una vera e propria festa. Ancora oggi, i dati sulle violenze sessuali e i femminicidi sono ancora alti, evidenziandone ancora di più la disparità di genere, ma anche i diritti negati in molti paesi del mondo. 

 

La Giornata Internazionale della Donna è stata istituita intorno al XIX e XX secolo quando nacquero i primi movimenti anglosassoni a favore della parità di genere, del diritto di voto e partecipazione politica. A partire dal Novecento, nei vari paesi europei si sono espansi i movimenti, fino ad arrivare a New York, il cui movimento segna definitivamente la dichiarazione della festa a livello internazionale: l’8 marzo del 1908 nella città della grande mela si ricorda la sanguinosa tragedia che colpì alcune donne operaie della fabbrica Cottons con un incendio, provocandone la morte.

 

Molti considerano questo giorno utile per regalare la famosa mimosa, simbolo della festa; altri ancora pensano di condividere un pensiero sui social, non ritenendola assolutamente una festa. Su Instagram si leggono frasi come “Ma festa de che??”, “Ma auguri de che??”; su X, ormai ex Twitter si legge “Che me ne faccio delle mimose se poi vi girate dall’altra parte quando si parla di cultura del patriarcato, fate battute sullo stupro, siete contro l’aborto, i femminicidi non sono un problema e vivete di misoginia”. 

 

Sui social sono stati riportati anche i dati degli ultimi femminicidi relativi all’anno 2024, il cui numero registrato già in tre mesi, equivale a 18. Purtroppo questo numero è molto elevato per essere passati poco più di 60 giorni dall’inizio del 2024, mentre già l’anno 2023 ha registrato più di 100 vittime.

 

L’8 marzo rappresenta anche una giornata simbolo di proteste e di manifestazioni, un giorno, anche se come tutti gli altri, per alzare la voce. Farsi sentire per sostenere la parità di genere, protestare contro ogni forma di violenza rivolta alla donna, alzare la voce per promuovere il salario minimo, per garantire parità salariale. Sono questi i motivi che spingono donne, ma anche uomini che sostengono la parità di genere, a manifestare nelle piazze e vie principali della città. Una voce che non placa mai, ma che in giorni come questo deve farsi sentire.

 

Giulia Manciagli

 

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