Il 15% della popolazione dell’Unione Europea adotta uno stile di vita attivo, dedicando almeno 30 preziosi minuti al giorno a camminate o pedalate, secondo le rilevazioni del 2022 pubblicate da Eurostat. Tuttavia, l’Italia emerge come uno degli Stati membri in cui questa sana abitudine trova meno spazio, evidenziando notevoli disparità nelle abitudini di spostamento tra le diverse nazioni europee. Mentre alcune nazioni abbracciano con fervore la mobilità sostenibile, l’Italia sembra trovarsi in una sorta di stallo, sollevando importanti interrogativi su cosa ostacoli l’adozione di stili di vita più salutari e rispettosi dell’ambiente nel Bel Paese.
Un quadro sociale con profonde disparità
Mentre i Paesi Bassi, la Slovacchia e la Danimarca si attestano ai vertici della classifica europea per la percentuale di cittadini che camminano o pedalano per almeno 30 minuti al giorno, l’Italia si trova in una posizione più arretrata, con solo l’8,8% della sua popolazione che adotta queste pratiche salutari. Questa cifra colloca l’Italia tra le nazioni con la minore propensione per la mobilità sostenibile.
Analizzando più da vicino i dati italiani, emergono discrepanze significative tra diversi gruppi demografici. Le differenze di genere appaiono marcatamente evidenti, con gli uomini che si spostano a piedi o in bicicletta per almeno mezz’ora raggiungendo l’11,3%, mentre le donne si attestano solo al 6,6%. Questo divario diventa ancora più ampio tra i giovani, con il 15,3% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni impegnati in queste attività, in netto contrasto con il 6,2% delle ragazze nella stessa fascia di età.
L’età e il livello di istruzione emergono come ulteriori elementi chiave nella comprensione delle abitudini di mobilità degli italiani. Sebbene le differenze tra le diverse fasce d’età siano meno accentuate, il dato più rilevante è quello che coinvolge i laureati, con il 19,5% dei giovani laureati che camminano o vanno in bicicletta regolarmente. Al contrario, chi ha completato solo le scuole medie si attesta all’8,3%, suggerendo un legame diretto tra il livello di istruzione e la predisposizione a pratiche di mobilità sostenibile. La domanda che emerge spontanea è: cosa spinge gli italiani a rimanere inattivi quando si tratta di spostarsi a piedi o in bicicletta, e quali politiche possono essere implementate per incentivare un cambiamento positivo in questa direzione?
Verso una mobilità sostenibile
In un contesto in cui l’Italia si colloca tra i paesi dell’Unione Europea con una percentuale relativamente bassa di cittadini che abbracciano abitudini di spostamento a piedi o in bicicletta, è essenziale esaminare le strategie e le risorse disponibili per invertire questa tendenza. I dati mostrano chiaramente che le disparità di genere, età e istruzione giocano un ruolo significativo nelle abitudini di mobilità degli italiani.
In questo scenario, i Fondi di Coesione dell’Unione Europea emergono come un potente strumento per promuovere la mobilità sostenibile e ridurre il divario territoriale. Nel periodo 2014-2020, l’Italia ha beneficiato di circa 5,4 miliardi di euro destinati alla realizzazione di piste ciclabili. Progetti come la costruzione delle piste ciclabili nel quartiere di Librino a Catania e nella provincia di Parma testimoniano dell’impegno concreto per migliorare l’accessibilità e promuovere uno stile di vita attivo.
Valeria Buremi






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