L’occupazione aumenta, il Sud Italia ne rimane fuori


L’Italia ha recentemente assistito a un significativo aumento dell’occupazione, secondo quanto riportato dai dati ISTAT relativi a febbraio 2024. Con una crescita di 41 mila nuovi occupati rispetto al mese precedente, il panorama dell’occupazione nel Bel Paese si presenta in una fase di dinamismo. Ciò che è particolarmente rilevante in questa tendenza è l’incremento dei contratti a tempo indeterminato, che ha segnato un aumento di ben 142 mila unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale crescita ha portato il numero totale degli occupati a tempo indeterminato a raggiungere la quota di 16 milioni. Questi dati non solo riflettono un incremento quantitativo dell’occupazione, ma indicano anche una maggiore stabilità nel mercato del lavoro italiano. Se si considerano anche le altre tipologie di contratti, il numero complessivo degli occupati si attesta a 23 milioni e 773 mila, con un tasso di occupazione che si attesta al 61,9%. Tale scenario non solo offre una prospettiva positiva sul fronte dell’occupazione, ma potrebbe anche avere ripercussioni significative sull’economia e sul benessere sociale del Paese.

Disparità territoriali nel mercato del lavoro

Nonostante i recenti dati positivi sull’occupazione in Italia, emergono chiaramente le profonde disparità tra le regioni del Nord e del Sud del Paese. Il rapporto “I divari territoriali nel PNRR: dieci obiettivi per il Mezzogiorno”, pubblicato dall’ISTAT nel 2023, evidenzia questa discrepanza. Mentre nel Nord si osserva una tendenza alla crescita occupazionale, nel Mezzogiorno la realtà è ben diversa. Qui, i tassi di disoccupazione rimangono elevati e i posti di lavoro sono spesso precari, caratterizzati da una forte incidenza di contratti temporanei e salari bassi. Tale situazione alimenta un ciclo di emigrazione dalle regioni meridionali verso il Centro-Nord, come sottolineato dai dati del Rapporto SVIMEZ. Nel periodo compreso tra il 2002 e il 2021, più di 2,5 milioni di persone hanno abbandonato il Mezzogiorno, contribuendo significativamente allo spopolamento delle aree del Sud. E le previsioni future non promettono miglioramenti: si stima che entro il 2080 il Sud potrebbe perdere oltre 8 milioni di residenti, riducendo la sua quota di popolazione al 25,8% del totale nazionale. Questi dati evidenziano la persistenza di sfide strutturali nel panorama economico e sociale del Paese, richiedendo azioni mirate e strategie inclusive per ridurre il divario Nord-Sud e promuovere una crescita equa e sostenibile su tutto il territorio italiano.

Investimenti europei per il Mezzogiorno

Per affrontare le sfide strutturali che affliggono il Mezzogiorno italiano, l’Unione Europea ha stanziato ingenti risorse per il periodo 2021-2027. Un totale di 26 miliardi di investimenti provenienti dai fondi di coesione sono stati destinati a questeregioni, con l’obiettivo primario di generare nuove opportunità di lavoro per i suoi residenti. Attraverso la realizzazione di progetti infrastrutturali e lo sviluppo di settori chiave dell’economia locale, si prevede che migliaia di nuovi posti di lavoro verranno creati nel corso degli anni. Questi investimenti non solo mirano a stimolare la crescita economica, ma anche a ridurre il divario occupazionale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Speranze e aspettative si concentrano sull’impatto positivo che tali iniziative potrebbero avere sulla qualità della vita e sulle prospettive future delle comunità del Sud Italia. Tuttavia, l’efficacia di tali investimenti dipenderà dalla loro corretta implementazione e dalla capacità di coinvolgere attivamente le parti interessate locali, garantendo che i benefici raggiungano coloro che ne hanno più bisogno.

Valeria Buremi

Lascia un commento

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑