Lavoro e benessere mentale: rompiamo il silenzio


In Italia, il malessere lavorativo è una realtà che coinvolge la metà dei lavoratori, ma pochi trovano il coraggio di parlarne apertamente. 

Un’indagine condotta da GoodHabitz, che ha coinvolto oltre 24.000 dipendenti a livello globale, rivela che il 70% dei lavoratori italiani soffre di stress e burnout, e solo il 50% di questi si sente a proprio agio nel discuterne con i propri superiori. Questa “crisi silenziosa” mette in luce una preoccupante mancanza di comunicazione sulla salute mentale tra dipendenti e manager, sottolineando l’urgenza di creare ambienti lavorativi in cui le conversazioni sulla salute mentale siano non solo accettate, ma attivamente incoraggiate.

Il benessere economico coincide con lo sviluppo personale

La ricerca evidenzia anche come il benessere economico giochi un ruolo cruciale nella soddisfazione lavorativa, con il 74% dei lavoratori che lo considera fondamentale. Parallelamente, l’importanza dello sviluppo personale è sottolineata dall’81% dei dipendenti, e oltre il 76% dei professionisti crede che migliorare quest’aspetto potrebbe aumentare la loro felicità sul lavoro. 

Il Consiglio dell’Unione Europea, in un comunicato dello scorso anno, ha ribadito che la salute mentale e il lavoro sono strettamente interconnessi. Lavori precari, mal retribuiti e non protetti possono causare gravi disturbi psicologici, spingendo gli Stati membri a rafforzare le misure per salvaguardare il benessere psicologico nei luoghi di lavoro.

Flessibilità reale

Non sorprende che il lavoro sia spesso all’origine del malessere, dato che occupa gran parte della nostra giornata e della nostra vita. Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, sottolinea l’importanza di garantire un giusto riconoscimento ai lavoratori. Attualmente, solo il 7% dei lavoratori italiani considera adeguati la propria retribuzione e i benefit ricevuti. Inoltre, è cruciale assicurare un bilanciamento adeguato tra vita lavorativa e privata. Molte organizzazioni ritengono di fare progressi in questo campo, ma spesso offrono solo forme limitate di flessibilità, come il lavoro da remoto parziale. La vera flessibilità, che implica maggiore autonomia per i dipendenti, rimane ancora un obiettivo lontano. È necessario avere il coraggio di creare condizioni che favoriscano la felicità sul lavoro.

Valeria Buremi

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