Forte rischio “astensionismo” alle elezioni europee


Secondo sondaggisti e politologi, le elezioni europee di questo fine settimana potrebbero segnare un record storico con un’affluenza inferiore al 50%. Per la prima volta, l’astensionismo, ovvero il rifiuto di esercitare quello che la Costituzione definisce un “dovere civico”, potrebbe superare la metà degli elettori, diventando la maggioranza assoluta. Queste elezioni potrebbero quindi essere ricordate non solo per i risultati, ma per il significativo segnale di disaffezione politica da parte dei cittadini.

L’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha imposto agli istituti di ricerca il divieto di pubblicare studi e previsioni sull’impatto dell’astensionismo nelle settimane precedenti le elezioni, anche suddivisi per fasce d’età. Questo provvedimento mira a evitare che tali informazioni influenzino, anche indirettamente, il comportamento degli elettori. Il rischio è che l’astensionismo diventi una sorta di profezia che si autoavvera: ripetendo continuamente che l’affluenza sarà bassa, si finisce per convincere le persone a non votare davvero. In un contesto di bassa motivazione, bastano poche difficoltà per scoraggiare chi aveva comunque intenzione di recarsi alle urne.

Rischio affluenza sotto il 50%

L’astensionismo alle elezioni europee e comunali dell’8-9 giugno potrebbe superare le aspettative. Alle precedenti elezioni europee l’affluenza era del 54%, ma quest’anno alcuni sondaggisti temono un calo significativo. Nel 1979, quando si votarono per la prima volta le elezioni europee, l’affluenza era dell’85%. Da allora, l’interesse e l’emotività verso queste elezioni sono diminuiti, e la campagna elettorale attuale non ha creato un grande dibattito o entusiasmo.

Gli esperti e analisti, attraverso i media, hanno evidenziato un crescente disinteresse e disillusione verso le elezioni europee. Le rilevazioni mostrano che molti elettori si sentono scollegati dalle tematiche europee e non vedono l’importanza del voto. Questo clima di apatia potrebbe portare a un’affluenza ancora più bassa, aumentando il rischio che l’astensionismo superi il 50%.

Tendenze elettorali 

Più che i numeri assoluti, è interessante osservare il “percorso” dei diversi elettorati nazionali. Nei Paesi dell’Europa centro-orientale, nonostante un’affluenza generalmente inferiore alla media UE, si è registrata una crescita significativa della partecipazione elettorale. Al contrario, negli Stati occidentali e nordici, dove l’affluenza era già alta, gli aumenti sono stati più modesti o, come nel caso dell’Italia, si sono verificati crolli drastici: dal quasi 72% del 2004 al 54,50% del 2019. Inoltre, l’incremento maggiore della partecipazione è stato osservato tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, anche se, in termini assoluti, sono gli over 55 a votare con maggiore frequenza.

Valeria Buremi

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