Ogni anno il mese di giugno è il mese più atteso dai trezzoti, che possono finalmente riabbracciare il proprio patrono, San Giovanni. Questa settimana si sono infatti tenuti i festeggiamenti in suo onore e tutta Acitrezza ha preso colore: rosso e giallo. Le strade della cittadina siciliana si sono animate con processioni, luminarie e una serie di eventi religiosi e culturali che hanno coinvolto residenti e visitatori, trasformando il borgo marinaro in un tripudio di fede e tradizione.
Storia del culto di San Giovanni
Il legame tra Acitrezza e San Giovanni ha radici profonde che risalgono al XVII secolo. In quel periodo, l’antica Aci, situata nella zona della Reitana, ospitava una piccola chiesa dedicata al Santo. Tuttavia, il patrono ufficiale di Acitrezza era San Giuseppe, come stabilito dal principe Stefano Riggio, proprietario del feudo. Solo intorno al 1750 San Giovanni Battista fu eletto patrono della comunità trezzota. Da quel momento, in suo onore si organizzò una festa solenne che divenne una tradizione annuale. La celebrazione includeva la processione della statua del Santo, accompagnata da luminarie dipinte e spettacolari fuochi d’artificio. Negli anni successivi, venne realizzato un fercolo a due colonne con baiardo, che fu poi sostituito da strutture ancora più sfarzose, utilizzate per trasportare la statua per le vie del paese. Questa evoluzione del culto testimonia l’importanza e la devozione che gli abitanti di Acitrezza hanno sempre riservato al loro amato patrono, rendendo la festa di San Giovanni un momento cruciale di identità e coesione comunitaria.
Tradizioni tramandate
Uno degli eventi più attesi e suggestivi della festa di San Giovanni Battista ad Acitrezza è la pantomima “U Pisci a Mari”. Questa tradizione, che affonda le radici nei rituali propiziatori dei pescatori locali, rappresenta la lotta tra l’uomo e il pesce, simbolo di sfida e speranza. La manifestazione inizia il 24 giugno, quando i pescatori, vestiti con abiti tradizionali, si riuniscono sul sagrato della Chiesa Madre per le invocazioni. Successivamente, un corteo animato si dirige verso il mare, accompagnato da musica e canti popolari.
Giunti sulla battigia, ha inizio la rappresentazione vera e propria. Tra incitazioni e grida, i pescatori inscenano una drammatica battuta di pesca. Un abile nuotatore, che impersona il pesce, viene catturato e fugge ripetutamente dalle reti, creando un’atmosfera di grande suspense e coinvolgimento tra il pubblico. La scena culmina con una spettacolare cattura, che viene accolta con applausi e festeggiamenti. Questo evento non solo celebra la cultura marinara di Acitrezza, ma rafforza anche il senso di comunità, rendendo omaggio alla devozione e al coraggio dei pescatori locali.
La pantomima di “U Pisci a Mari” è una testimonianza vivente delle antiche tradizioni trezzote, un rito che si rinnova ogni anno, portando con sé il fascino di storie e leggende che hanno attraversato i secoli.
Celebrazione e devozione
Dopo la rappresentazione, tutti i devoti e non solo, si riunisconosul sagrato della chiesa per assistere alla solenne uscita del Santo, il quale inizia la sua processione per le vie del paese, un momento carico di significato religioso e culturale per i trezzoti.
Questi due giorni, il 24 e il 25 giugno, hanno segnato l’apice della festa più attesa dell’anno, rafforzando il legame della comunità con il proprio patrono. Mentre la celebrazione principale si conclude, i residenti non dovranno attendere a lungo per rivedere il Santo durante l’Ottava di San Giovanni, continuando così a mantenere viva la tradizione e l’attesa per il prossimo anno, quando il 24 giugno torneranno a onorare con gioia e devozione il loro patrono.
Valeria Buremi






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