Nell’ultimo periodo, più che mai, la Sicilia sta affrontando il dramma della siccità, che si ripercuote non solo sul raccolto, che rischia di andare in rovina, ma anche sugli animali. Molti agricoltori hanno infatti sostenuto che, se la situazione progredisce com’è ora, saranno costretti ad abbattere il bestiame. Le risorse idriche sono sempre più scarse, compromettendo la sopravvivenza delle colture e mettendo a rischio l’intero ecosistema agricolo dell’isola. Questa crisi idrica, oltre a colpire l’economia locale, minaccia anche il turismo.
Scoperto un tesoro sotterraneo
Recentemente, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha rivelato la scoperta di un giacimento di inestimabile valore nel profondo della Sicilia. Si tratta di una vasta riserva d’acqua, formata circa 6 milioni di anni fa, situata tra i 700 e i 2500 metri di profondità sotto i Monti Iblei, nella Sicilia meridionale. Questo corpo idrico sotterraneo, composto da acque dolci e salmastre, ha un volume stimato di 17,3 chilometri cubi, ovvero 17 miliardi di metri cubi. Nonostante l’acqua non sia direttamente utilizzabile per il consumo umano a causa della salinità variabile con la profondità, questa scoperta potrebbe rappresentare una risorsa preziosa per affrontare la crisi idrica che affligge l’isola.
Una speranza per la Sicilia
Gli esiti di una ricerca condotta da un team di studiosi dell’Università di Malta, dell’INGV e dell’Università Roma Tre, pubblicata alla fine del 2023 sulla prestigiosa rivista Communications Earth & Environment di Nature Portfolio, emergono in un momento di grave emergenza idrica. Questa scoperta, situata nella Formazione di Gela, una piattaforma carbonatica Triassica nel sottosuolo della Sicilia meridionale, rivela risorse idriche sotterranee senza precedenti. Con la siccità che prosciuga laghi e devasta habitat, l’acqua disponibile nelle dighe dell’isola è scesa drasticamente, come indicato dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia. Il livello del mare, abbassatosi circa 6 milioni di anni fa fino a 2.400 metri sotto l’attuale livello del Mediterraneo, ha permesso l’infiltrazione di acque meteoriche e la formazione di questa risorsa idrica preziosa. Queste acque addolcite potrebbero essere utilizzate per scopi potabili, industriali e agricoli, offrendo nuove prospettive per la Sicilia meridionale.
Un futuro prospero
Gli esperti intervistati hanno sottolineato che ulteriori giacimenti d’acqua potrebbero essere scoperti sia nelle profondità dell’Etna sia nella parte nord-occidentale dell’isola. I risultati ottenuti permetteranno di individuare nuovi accumuli anche in paesi come Marocco, Tunisia, Egitto, Libano, Turchia, Malta e Cipro. Utilizzando le competenze sviluppate nel settore della ricerca petrolifera, il team si è concentrato questa volta sulla ricerca di preziose risorse idriche profonde per supportare uno sviluppo sostenibile e affrontare le sfide della sicurezza idrica.
Valeria Buremi






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