Quando si parla della Sicilia, si potrebbero attribuire numerosi aggettivi per definire la sua bellezza e la sua naturalità. La Sicilia è cultura, miti, leggende, arte, gastronomia e bellezze naturali. Se ne parla sempre e si continuerà a farlo. Tuttavia, la Sicilia rappresenta un altro aspetto particolare che l’ha “marchiata”: si tratta della “mafia”, l’organizzazione criminale composta dalla violenza.
“La Sicilia è mafia”: è la frase che si sente molto spesso, pronunciata da altri italiani, perlopiù del nord, ma anche dai turisti che si soffermano a guardarla. Eppure, anche quando ci si reca in qualsiasi negozio di souvenir, nei vari shops e persino in aeroporto, si trovano tantissimi gadget legati alla storia mafiosa siciliana, specialmente quelli legati alla figura del padrino.
La Sicilia vuole dire basta a tutto ciò; vuole abolire qualsiasi gadget presente per non essere più marchiata con questo nome. La proposta avanzata dall’assessore regionale alle Infrastrutture e alla mobilità, Alessandro Aricò, vuole fermare la vendita di qualsiasi gadget a tema mafioso nei negozi degli aeroporti siciliani. La lettera di fermo è infatti arrivata a Palermo, Catania, Comiso, Pantelleria e Lampedusa. Lo stesso assessore ha affermato di voler “mantenere un’immagine dignitosa e senza dubbio una linea ferma da tenere nei luoghi di primo approdo di turisti e visitatori che raggiungono la Sicilia”.
Non solo negli aeroporti siciliani, anche ad Agrigento è “resuscitato” (perché non è la prima volta che si parla di questo fenomeno) lo scandalo dei souvenir mafiosi. Non è più accettabile vendere oggetti che rappresentano questo stile: trattasi dello stereotipo siciliano vestito di nero con la coppola e la lupara in mano; tutti quegli oggetti che contengono la scritta “u mafiusu”; la recente e famosa famiglia mafiusa composta da un lui e una lei a bordo di una macchina o di una vespa che, in base alla fantasia, possono essere armati o insieme ai figli. A tal proposito, il sindaco Francesco Miccichè ha firmato un’ordinanza che vieta “qualsiasi tipo di oggetto che inneggi, o richiami in qualunque modo e forme, alla mafia e alla criminalità organizzata”.
Una protesta ormai partita e che ha suscitato reazioni diverse dagli altri sindaci. È stata accettata da Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, Massimo Grillo, sindaco di Marsala, e Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani; tutto al contrario, il sindaco di Caltagirone, Fabio Roccuzzo, sembra non essere infastidito, prova solo indifferenza. Nessuna notizia è ancora pervenuta dagli altri sindaci siciliani.
Giulia Manciagli






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