I Bronzi di Riace assemblati in Sicilia: uno studio conferma la provenienza


Sono trascorsi cinquant’anni da quell’evento straordinario ovvero il ritrovamento dei Bronzi di Riace, avvenuto il 16 agosto 1972 nella spiaggia di Riace Marina, sullo Ionio reggino. A riconoscere le due inestimabili opere d’arte fu Giuseppe Foti, all’epoca soprintendente archeologico regionale. Le statue, custodite nel Museo archeologico di Reggio Calabria, rappresentano la più grande – e discussa, anche controversa – scoperta archeologica del ‘900 infatti i celebri guerrieri in bronzo, dall’altezza di circa 180 cm, continuano a suscitare interesse e a offrire nuove scoperte. 

Un recente studio, condotto dal professor Rosolino Cirrincione dell’Università di Catania insieme al professor Anselmo Madeddu, con la collaborazione dell’Università di Ferrara, sta riaccendendo il dibattito sull’origine delle statue. La ricerca sembra confermare una teoria già avanzata in passato dagli archeologi americani Robert Ross Holloway e Anna Margaret McCann: i Bronzi potrebbero essere stati assemblati in Sicilia, più precisamente nell’area di Siracusa.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla loro lavorazione. Studi passati hanno dimostrato che  la tecnica di fusione a cera utilizzata per realizzare le statue ha lasciato, all’interno delle opere, frammenti di terra di fusione che, una volta analizzati, hanno confermato di provenire da cave nei dintorni di Argo, nel Peloponneso. E ad Argo si trovava la bottega di Pythagoras di Reggio, il bronzista considerato da Plinio tra gli eccelsi, con Fidia, Mirone e Policleto, forse autore anche dei due Bronzi. Inoltre il Carbonio 14 ha provato una cronologia di fabbricazione verso la metà del V secolo a.C., a distanza di pochi anni una dall’altra. I due bronzi, per i quali a livello stilistico si erano proposte datazioni diverse e con scarti anche di 50 anni, sono praticamente coetanei. Dunque arriviamo al fulcro dello studio. Le tecniche di saldatura utilizzate per unire le diverse parti anatomiche dei Bronzi. Gli studiosi hanno analizzato le terre usate per queste giunture, confrontandole con campioni prelevati dalla foce del fiume Anapo, vicino a Siracusa. Come afferma il professor Cirrincione, i risultati delle analisi hanno rivelato una corrispondenza geochimica sorprendente tra i campioni, suggerendo che i Bronzi potrebbero essere stati effettivamente assemblati nella prestigiosa città siciliana, che nel V secolo a.C. godeva di grande influenza.

“Non pretendiamo di avere una verità assoluta,” dichiara Cirrincione, “ma la compatibilità tra i campioni è un dato significativo. La nostra ricerca si basa su metodi scientifici e non è parte di una disputa tra Calabria e Sicilia per la paternità dei Bronzi”.

Un ulteriore spunto di discussione arriva dalle ipotesi della McCann, secondo cui i due guerrieri potrebbero rappresentare Gelone e Ierone, celebri signori di Siracusa. Sebbene questa teoria non sia universalmente accettata, i ricercatori hanno trovato prove storiche che giustificherebbero la nudità delle statue, una caratteristica tipica delle raffigurazioni di divinità o grandi condottieri. In particolare, il “Bronzo B” è stato associato a Gelone, grazie alla sua somiglianza con descrizioni di statue siracusane che lo rappresentavano nudo, in posa eroica con l’elmo corinzio, elemento simbolico ricorrente anche nelle antiche monete di Siracusa.

Questi nuovi studi, che verranno pubblicati su una rivista scientifica internazionale, aggiungono ulteriore fascino al mistero che circonda i Bronzi di Riace. La scoperta potrebbe aprire la strada a ulteriori ricerche, portando un giorno alla definitiva comprensione del loro affascinante passato e del loro legame con il Mediterraneo antico.

Danilo De Luca

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