Smart working e lavoro ibrido in italia: una scelta strategica per aziende e lavoratori


Negli ultimi anni, il concetto di smart working ha acquisito una rilevanza crescente in Italia, soprattutto in seguito alla pandemia di COVID-19. Tuttavia, c’è spesso confusione tra termini come smart working e lavoro ibrido, che, nonostante le sfumature di differenza, vengono usati come sinonimi. Entrambi i termini fanno riferimento a modalità di lavoro flessibile, dove i dipendenti possono alternare il lavoro in ufficio con quello a distanza. 

La situazione in Italia

Secondo i dati raccolti da varie ricerche recenti, molte aziende italiane hanno abbracciato lo smart working a seguito della pandemia. Tuttavia, non tutte sono riuscite a implementarlo con successo. L’adozione del lavoro ibrido ha implicazioni dirette su diversi aspetti della cultura aziendale, dall’organizzazione interna alla gestione dei team.

Anche se le aziende coinvolte in queste indagini provengono da settori e dimensioni differenti, molte condividono una cultura aziendale avanzata, dove il cambiamento è accolto con maggiore apertura. Ciò dimostra che, sebbene non rappresenti l’intero tessuto industriale italiano, i dati sono comunque affidabili e offrono una buona panoramica della tendenza attuale. Il vero punto cruciale, però, è la necessità di una scelta strategica, particolarmente per i manager.

Il ruolo dei manager: una scelta decisiva

Per le aziende che non possono permettersi il lusso dello smart working a causa della natura operativa del lavoro, è fondamentale trovare altre soluzioni che compensino questa limitazione. Alcune realtà, ad esempio, offrono flessibilità sugli orari o sulla gestione delle ferie, creando ambienti di lavoro che riescono comunque a valorizzare il benessere dei dipendenti.

Quando invece un’azienda sceglie di adottare un modello ibrido, è essenziale che questa decisione sia supportata da una chiara strategia organizzativa. Un errore comune, che può compromettere l’efficacia del modello, è quello di lasciare la scelta della modalità di lavoro ai singoli manager o reparti. Questo può generare confusione e incoerenza, con alcuni team che operano in smart working e altri che rimangono in presenza.

Per evitare questi problemi, è indispensabile che i manager siano adeguatamente formati e preparati a gestire un modello ibrido. Senza un management preparato, che sappia bilanciare la flessibilità del lavoro a distanza con le esigenze di coordinamento e collaborazione in presenza, il rischio è che l’intero sistema diventi disfunzionale. Un approccio “a metà”, dove non vi è chiarezza e coerenza nelle decisioni aziendali, può risultare più dannoso che utile.

Investire in una strategia chiara

La chiave per il successo nell’implementazione del lavoro ibrido è l’investimento in una strategia ben definita. Non si tratta solo di offrire flessibilità, ma di creare un equilibrio tra le esigenze aziendali e quelle dei dipendenti, garantendo che tutti abbiano le stesse opportunità e che i processi lavorativi siano uniformi e ben coordinati.

Le aziende che hanno scelto di adottare un modello ibrido con successo, infatti, sono quelle che hanno saputo investire in tecnologia, infrastrutture e soprattutto nella formazione dei manager. Un management ben preparato è in grado di gestire team dispersi geograficamente, mantenendo alti livelli di produttività e coesione.

Al contrario, chi opta per il lavoro in presenza deve garantire un ambiente di lavoro che incentivi il benessere dei dipendenti e favorisca la crescita professionale. Non esiste una scelta giusta o sbagliata tra smart working e lavoro in presenza; ciò che conta è che la decisione sia presa in modo consapevole e strategico.

Valeria Buremi

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