Negli ultimi anni, la crescente difficoltà di trovare un alloggio a prezzi accessibili ha trasformato le dinamiche abitative in molti Paesi del mondo. Tra i fattori più significativi si annoverano l’aumento dei prezzi delle case, i salari stagnanti e la precarietà lavorativa, che hanno profondamente inciso sulle scelte di vita dei giovani adulti. Questo fenomeno non è unicamente italiano, ma in Italia assume caratteristiche particolarmente evidenti, contribuendo a rendere il Paese uno degli esempi più rappresentativi della tendenza in atto.
Il costo della vita in aumento: un ostacolo per l’indipendenza dei giovani
Il mercato immobiliare ha visto una costante ascesa dei prezzi, specialmente nelle grandi città. Questo fenomeno ha avuto un impatto diretto sulla possibilità per i giovani di emanciparsi dalla famiglia d’origine, ritardando la loro uscita dal nucleo familiare. I dati riportati dall’OCSE nel rapporto “Society at a Glance 2024” evidenziano come questa tendenza sia particolarmente diffusa nei Paesi europei, con l’Italia ai vertici della classifica.
In Italia, infatti, circa l’80% dei giovani tra i 20 ei 29 anni vive ancora con i genitori. Questo dato riflette una difficoltà strutturale nel garantire un’autonomia abitativa ai giovani, dovuta principalmente all’elevato costo della vita. Gli affitti, soprattutto nelle città più grandi e nelle zone economicamente più dinamiche, sono diventati insostenibili per chi ha contratti di lavoro precari o stipendi che non consentono di affrontare le spese di un’abitazione autonoma.
Contratti precari e stipendi bassi: il doppio peso per i giovani
Accanto al problema del costo degli affitti, un’altra barriera che impedisce ai giovani di conquistare la propria indipendenza è rappresentata dalle condizioni di lavoro. Molti giovani si trovano a fare i conti con contratti a tempo determinato, part-time o di apprendistato, che spesso offrono salari molto bassi e non garantiscono stabilità economica. Questa situazione li costringe a posticipare l’acquisto di una casa o l’affitto di un appartamento, prolungando la convivenza con i genitori.
Il fenomeno della precarietà lavorativa si lega a doppio filo con quello abitativo, creando un circolo vizioso. I giovani che non riescono a raggiungere una stabilità economica non possono permettersi di uscire di casa, e questa mancanza di indipendenza ritarda la sua volta scelte importanti come la formazione di una famiglia o l’investimento nell’acquisto di un immobile.
Cultura e famiglia: un ruolo cruciale nella permanenza a casa
Oltre ai fattori economici, in Italia esistono anche aspetti culturali che influenzano questa tendenza. Il legame tra genitori e figli è storicamente molto forte, e in molte famiglie italiane è considerato normale che i giovani rimangano a casa fino a un’età più avanzata rispetto ad altri Paesi europei. Questo aspetto culturale contribuisce a spiegare perché, nonostante le difficoltà economiche, molti giovani scelgano di restare nella casa d’infanzia per un periodo più lungo.
Tuttavia, questa permanenza prolungata può avere conseguenze anche sulla crescita personale e professionale dei giovani, impedendo loro di sviluppare competenze di gestione autonoma della vita quotidiana e di costruire un’indipendenza completa.
Una tendenza destinata a cambiare?
La situazione attuale pone una serie di riflessioni sul futuro dei giovani italiani. Se da un lato la cultura familiare potrebbe rendere più facile accettare questa permanenza prolungata a casa, dall’altro diventa evidente che le difficoltà economiche stanno impedendo a molti di compiere passi cruciali verso l’indipendenza. La sfida per le istituzioni è quella di trovare soluzioni in grado di garantire ai giovani una maggiore accessibilità agli alloggi e una stabilità lavorativa che consente loro di costruire un futuro autonomo e prospero.
Valeria Buremi






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