Il recente rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) sul consumo di suolo in Italia lancia un nuovo allarme: il nostro Paese continua a perdere terreno agricolo e naturale a ritmi preoccupanti, con gravi ripercussioni sull’ambiente e sulla qualità della vita. Ecco i principali dati emersi e le implicazioni di questa tendenza.
I numeri del consumo di suolo
Tra il 2022 e il 2023, l’Italia ha visto un incremento di 72,5 km² di suolo consumato, una media di 20 ettari al giorno, ovvero circa 2,3 metri quadrati ogni secondo. Questo significa che il cemento avanza rapidamente, trasformando terreni agricoli e naturali in aree urbanizzate.
Attualmente, il 7,16% del suolo italiano risulta consumato, una percentuale che sale al 10% se si considera solo la parte di territorio utile, escludendo le aree protette o morfologicamente inadatte all’edificazione. A fronte di questa crescita, gli sforzi di ripristino sono drammaticamente insufficienti: quest’anno, a fronte di 72 km² consumati, ne sono stati recuperati appena 8.
Le conseguenze del consumo di suolo
Il consumo di suolo comporta molteplici problemi ambientali e sociali. La perdita di terreni permeabili riduce la capacità del territorio di assorbire l’acqua piovana, aumentando il rischio di alluvioni e dissesti idrogeologici. Inoltre, la cementificazione contribuisce al fenomeno delle isole di calore urbane, rendendo le città più calde e meno vivibili, soprattutto durante i mesi estivi.
Sul fronte della biodiversità, la distruzione degli habitat naturali comporta una drastica riduzione delle specie animali e vegetali. Anche l’agricoltura ne risente, con la perdita di terreni fertili che potrebbe compromettere la sicurezza alimentare nel lungo termine.
La sfida del ripristino e della tutela
Nonostante l’attenzione crescente verso la sostenibilità, gli interventi di ripristino ambientale non riescono a tenere il passo con l’urbanizzazione. Gli 8 km² di suolo recuperati nel 2023 rappresentano una goccia nel mare rispetto alla perdita complessiva. Questo divario mette in evidenza l’urgenza di politiche più incisive e coordinate per la tutela del territorio.
Tra le misure possibili, si potrebbe incentivare la riqualificazione delle aree urbane già esistenti, anziché espandere ulteriormente le città. Inoltre, sarebbe fondamentale promuovere una pianificazione territoriale più rigorosa, che tenga conto delle esigenze ambientali e sociali.
Il ruolo di cittadini e istituzioni
La lotta contro il consumo di suolo non può essere affrontata solo dalle istituzioni. Anche i cittadini possono contribuire, ad esempio, sostenendo politiche di sviluppo sostenibile, riducendo il consumo individuale di risorse e partecipando a iniziative di sensibilizzazione.
Le istituzioni, dal canto loro, devono mettere in atto misure più severe per limitare l’urbanizzazione incontrollata, tutelare i terreni agricoli e naturali e incentivare pratiche edilizie sostenibili. La sfida è complessa, ma non impossibile da vincere.
VALERIA BUREMI






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