Il “Job Hopping” negli Stati Uniti: una strategia per aumentare gli stipendi


Negli Stati Uniti, il fenomeno del “job hopping”—ovvero il cambiare frequentemente lavoro—sta emergendo come una strategia efficace per ottenere aumento salariali significativo. Secondo un recente studio condotto dall’ADP Research Institute, nel triennio 2023, i lavoratori che hanno cambiato lavoro almeno una volta in due anni hanno registrato un incremento salariale medio del 15,2%. Al contrario, coloro che sono rimasti fedeli al proprio datore di lavoro, pur ottenendo un aumento, hanno visto una crescita media del 7,7%, circa la metà rispetto ai “job hopper”.

Il “Job Hopping”: definizione e implicazioni

Il termine “job hopping” si riferisce alla pratica di cambiare lavoro con una certa frequenza, spesso nell’arco di pochi anni, con l’obiettivo di avanzare nella carriera o ottenere migliori condizioni economiche. Negli Stati Uniti, questa tendenza è diventata evidente tra le generazioni più giovani, come i Millennials e la Generazione Z. Un sondaggio condotto da Deloitte ha rivelato che il 36% dei Millennials e il 53% dei Gen Z sarebbero disposti a cambiare lavoro entro due anni se ricevessero un’offerta migliore. Inoltre, circa il 40% di questi gruppi accetta un nuovo lavoro con l’intenzione di lasciarlo a breve, pianificando già la prossima mossa professionale.

La situazione in Italia: un contrasto culturale e generazionale

In Italia, il “job hopping” non è ancora una pratica diffusa. Secondo i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), il tasso di occupazione italiano rimane al di sotto della media OCSE, con un 62,1% registrato nel primo trimestre del 2024, rispetto al 70,2% della mediatica OCSE.

Inoltre, il mercato del lavoro italiano è caratterizzato da una maggiore stabilità, con i lavoratori che tendono a mantenere la stessa posizione per periodi più lunghi. Questa tendenza può essere attribuita a diversi fattori, tra cui una forza lavoro composta prevalentemente da persone non giovanissime, che hanno vissuto un ingresso nel mondo del lavoro diverso rispetto alle generazioni attuali.

Le aspettative salariali e la realtà italiana

Nonostante la minore propensione al “job hopping”, i lavoratori italiani manifestano aspettative crescenti riguardo agli aumenti salariali. Il rapporto “People at Work 2023: A Global WorkforceView” dell’ADP Research Institute evidenzia che circa il 44% dei lavoratori italiani si aspetta un aumento di stipendio nel corso dell’anno, con un incremento medio previsto del 6%. Tuttavia, nel 2022, l’acquisto ha registrato un aumento dell’8,1%, superando gli incrementi salariali medi e indicando una perdita del potere d’acquisto per molti lavoratori.

Le sfide del mercato del lavoro italiano

Il mercato del lavoro italiano presenta sfide specifiche, tra cui un tasso di occupazione femminile e giovanile inferiore alla media OCSE. Nel primo trimestre del 2024, l’occupazione femminile in Italia era al 53,2%, rispetto al 63% medio dell’OCSE, mentre quella giovanile si attestava al 20,4%, contro il 43% dell’area OCSE.

Questi dati sottolineano la necessità di politiche mirate a migliorare l’inclusività e l’accesso al mercato del lavoro per queste categorie.

Mentre negli Stati Uniti il ​​”job hopping” si dimostra una strategia efficace per ottenere aumento salariali significativo, in Italia questa pratica non è ancora diffusa, complice una cultura lavorativa orientata alla stabilità e un mercato del lavoro con dinamiche differenti. Le aspettative salariali dei lavoratori italiani sono in crescita, ma devono confrontarsi con una realtà economica caratterizzata da lancio e sfide specifiche legate all’occupazione femminile e giovanile. Resta da vedere se, in futuro, anche in Italia emergerà una tendenza verso una maggiore mobilità lavorativa come strumento per migliorare le condizioni economiche dei lavoratori.

Valeria Buremi

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