Giovani diplomati e occupazione lavorativa: un abisso che divora il Sud Italia


Giovani diplomati e occupazione lavorativa: quanto è difficile far coincidere queste due accezioni in una sola? Spesso e volentieri sono due temi non facilmente abbinabili, soprattutto al sud Italia. Da anni il divario Nord-Sud si è contraddistinto per le sue numerosissime differenze, tra affitti e qualità di vita, ma anche per il lavoro, specie se si parla di giovani appena diplomati. I giovani sono sempre più indecisi su cosa fare subito dopo il diploma: alcuni si iscrivono all’università per continuare a studiare, aspirando a grandi carriere lavorative (medico, infermiere, avvocato, commercialista); altri ancora vogliono già fare esperienza nel mondo del lavoro, ma senza grandi successi, perché al sud, come in Sicilia, non è facile trovare lavoro.

La carenza di lavoro fra i giovani diplomati è stata dettagliatamente analizzata dal Ministero dell’Istruzione che ne ha pubblicato il report dal titolo “Risultati a distanza: inserimento nel mondo del lavoro dei diplomati”, soffermandosi negli anni scolastici del 2016/2017 e del 2021/2022. Questo studio è stato condotto tenendo conto dei contratti di lavoro che di diplomati hanno conseguito subito dopo la scuola e valutando dei percorsi lavorativi. Lo scopo è stato quello di valutale l’occupabilità dei giovani, tenendo conto delle differenze geografiche. 

Stando ai risultati raggiunti dal Ministero, è evidente un significativo divario tra Nord e Sud. Nelle regioni settentrionali, i diplomati con un indirizzo professionali sono riusciti ad inserirsi più velocemente (nel giro di due anni dal conseguimento del titolo) nel mondo del lavoro, considerato che la produttività e l’industria hanno offerto più possibilità di contratti specifici per i giovani. Infatti, la percentuale di occupazione è pari al 63%.

 

Contrariamente, il Sud e le Isole si fermano ad una percentuale pari al 43%, sottolineando la difficoltà dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Considerando la regione siciliana, essa presenta una delle percentuali più basse di questo tema, ossia il 37,3%. Un numero davvero sconfortante se si considerano altre regioni come la Lombardia, la cui percentuale supera di gran lunga il 60% di giovani diplomati occupati nel mondo del lavoro.

 

Tra le cause principali del divario tra Nord e Sud si trovano: lo scarso sviluppo del tessuto produttivo del Sud, con pochissime opportunità lavorative; la fuga di cervelli, ossia giovani che si trasferiscono in altre città (al Nord specialmente) per cercare migliori opportunità lavorative.

 

Com’è possibile ridurre questo divario? Ci sarebbero diverse opportunità per far sì che anche le regioni meridionali possano avere giovani diplomati a lavoro. Tra queste sicuramente incentivare i giovani con proposte più allettanti, con investimenti nel tessuto produttivi e con il potenziamento delle industrie locali; promuovere politiche attive, ma anche incentivare i giovani con formazioni professionali per rispondere al meglio alle esigenze dei territori. 

 

Giulia Manciagli

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