Approvata la norma regionale sull’interruzione volontaria di gravidanza
Il 28 maggio 2025 l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato il disegno di legge n. 738, che introduce nuove disposizioni in merito all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) negli ospedali pubblici dell’isola. L’obiettivo dichiarato dalla Regione è quello di assicurare l’accesso uniforme al servizio IVG, in conformità con quanto previsto dalla legge nazionale 194/1978.
Le aree funzionali per l’IVG
La nuova norma stabilisce che in ogni struttura sanitaria pubblica dotata di reparti di ginecologia e ostetricia debbano essere presenti aree funzionali dedicate esclusivamente alla pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza. Dove queste non siano ancora attive, le strutture saranno tenute ad attivarle.
Queste unità dovranno essere formate da personale medico non obiettore di coscienza, ossia disponibile a eseguire le procedure previste dalla legge 194.
La clausola nei concorsi pubblici
Uno degli aspetti più discussi della legge riguarda il personale sanitario. I futuri concorsi pubblici per ginecologi e ostetriciprevederanno una clausola risolutiva: i candidati dovranno dichiararsi non obiettori. Se, in seguito all’assunzione, un medico dovesse cambiare posizione e dichiararsi obiettore, perderebbe il posto di lavoro. Tale misura ha lo scopo, secondo i promotori della legge, di garantire continuità nei servizi IVG.
Il contesto regionale
Secondo i dati del Ministero della Salute (report 2023), in Sicilia l’81,5% dei ginecologi è obiettore di coscienza. Questo dato, tra i più alti a livello nazionale, ha comportato difficoltà nell’accesso all’IVG in diverse strutture ospedaliere. In alcune province, come Ragusa e Caltanissetta, non è possibile effettuare l’interruzione di gravidanza presso i reparti ospedalieri pubblici, nonostante la legge 194 preveda l’obbligo per le strutture di garantire il servizio.
Le reazioni
La legge ha suscitato reazioni eterogenee. Alcuni esponenti politici e associazioni hanno sottolineato l’importanza di assicurare un accesso concreto all’aborto legale, mentre altre voci hanno sollevato preoccupazioni circa il rispetto della libertà di coscienza dei professionisti sanitari.
Tra i critici si è espresso anche l’Ordine dei Medici, che ha sottolineato la necessità di trovare un equilibrio tra diritto all’interruzione di gravidanza e tutela delle scelte individuali del personale sanitario. Alcuni esperti legali hanno inoltre evidenziato possibili profili di criticità costituzionale, che potrebbero portare a impugnazioni della legge.
Il quadro giuridico
La legge regionale si inserisce nel perimetro normativo della legge 194/1978, che regola l’aborto in Italia. L’articolo 9 consente ai medici di esercitare l’obiezione di coscienza, ma impone alle strutture sanitarie l’obbligo di garantire comunque l’accesso all’IVG. Le Regioni, secondo la stessa norma, sono tenute a vigilare sull’attuazione della legge, anche tramite la mobilità del personale.
Valeria Buremi






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