Un’Italia che (in parte) sorride, ma con qualche ombra in fondo al tunnel. Il panorama nazionale italiano si presenta molto incoraggiante per quanto riguarda lo stato del mercato del lavoro in Sicilia e in Italia. L’Italia negli ultimi tempi mostra segnali incoraggianti: i tassi di occupazione sono ai massimi storici da quando esistono le serie comparabili e la disoccupazione scende verso livelli che non si vedevano da anni. Ad aprile 2025, il tasso di disoccupazione è sceso al 5,9% (–0,2 punti percentuali su base mensile) e quello giovanile (15‑24 anni) al 19,2%. Il tasso di occupazione, invece, si mantiene stabile intorno al 62,7%.
Se andiamo un poco indietro, nel secondo trimestre del 2024, il tasso di occupazione ha toccato una soglia da record: 62,2% e la disoccupazione ha toccato un minimo intorno al 6,8%. Un altro dato interessante è che nel corso dell’anno si registrano crescite sensibili negli occupati: per esempio nel luglio 2024 la disoccupazione è scesa al 6,5 %, con un aumento degli occupati rispetto all’anno precedente. In generale, il mercato del lavoro mostra una tendenza favorevole: aumento degli occupati “stabili” (dipendenti permanenti) e del lavoro autonomo, mentre i contratti a termine sono un po’ più instabili.
Tuttavia, non tutto è rose e fiori. Quando si scava sotto la media nazionale emergono differenze territoriali molto forti, divari di genere, e una condizione critica soprattutto per i giovani e per le regioni del Sud.
La Sicilia? Un altro pianeta (o quasi). Nell’isola, i numeri suscitano una sensazione che “siamo ancora lontani” dal traguardo.
Ad esempio, a giugno 2024 l’occupazione cresce leggermente (+0,1 %) e il tasso di occupazione è al 62,2%; ma la disoccupazione sale al 7%, con quella giovanile che tocca circa 20,5%.
In altre rilevazioni, per la Sicilia si parla di dati “mortificanti”: un sindacato in Sicilia ha denunciato che nonostante miglioramenti nazionali, l’isola resta indietro con forte disoccupazione giovanile e femminile. In contesti più specifici, in Sicilia si vede che il tasso di occupazione è spesso sensibilmente inferiore rispetto al dato nazionale, e la disoccupazione è più alta, specialmente nelle fasce giovani o meno istruite. Viene proprio segnalato il territorio siciliano che “di fatto sta restando indietro” e che “disoccupazione giovanile molto alta, i giovani che non vanno più a scuola, che non lavorano” sono elementi drammatici per il futuro dell’isola.
Inoltre, in Sicilia spesso si registrano valori peggiori per le donne: il tasso di occupazione femminile è molto più basso e molti potenziali lavoratori (specialmente donne) restano nella categoria degli “inattivi” (non cercano lavoro). Anche nei commenti locali si fa notare che l’occupazione in nero è un fenomeno che distorce i dati ufficiali. È importante notare che i dati specifici più recenti (2024/2025) per la Sicilia vengono citati meno frequentemente nei comunicati nazionali: spesso le fonti locali riportano dati con ritardo o “riassunti”.
Dallo studio dei dati ISTAT vengono a galla le seguenti riflessioni:
- Resiste il divario Nord-Sud: l’Italia nel suo insieme migliora, ma le regioni meridionali (tra cui la Sicilia) arrancano, con tassi di disoccupazione ben più alti e occupazione più bassa;
- I giovani e le donne sono sempre i più penalizzati: in Italia la disoccupazione giovanile è ancora sopra la doppia cifra (19‑20 %) e in Sicilia spesso peggio. Le donne nel Sud, inoltre, hanno una partecipazione al mercato del lavoro molto inferiore;
- Stabilità e precarietà: molta parte dell’aumento dell’occupazione riguarda contratti stabili o autonomi. I contratti a termine restano instabili e vulnerabili alle oscillazioni di mercato;
- Inattivi nascosti: ci sono persone che non sono né occupati né in cerca di lavoro (gli inattivi) e che spesso possono essere potenziali lavoratori non rilevati nelle statistiche ufficiali;
- Il potenziale è latente: migliorando infrastrutture, formazione, incentivi per l’impresa locale e politiche di inclusione, la Sicilia avrebbe, teoricamente, margini di crescita notevoli.
Giulia Manciagli






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