Una famiglia su dieci vive nella povertà: il grido d’allarme dell’ISTAT


Secondo i dati ISTAT del 2024, oltre 2,2 milioni di famiglie in Italia sono in povertà assoluta, con una forte disparità territoriale e sociale. Tale somma corrisponde a ben l’8,4% del totale delle famiglie residenti. È il dato allarmante raccolto dall’ISTAT nel suo ultimo rapporto sulla povertà nel Paese. I dati degli individui coinvolti sono altrettanto preoccupanti: circa 5,7 milioni di persone, equivalente al 9,8% dei residenti, non dispongono delle risorse minime per vivere dignitosamente.

Come qualsiasi report lanciato e pubblicato, la differenza dell’indice di povertà non è uguale in tutta la regione italiana. Si dà il caso che nella zona del Mezzogiorno, l’incidenza della povertà assoluta familiare raggiunge il 10,5%, mentre è più bassa nel Centro (6,5%) e nel Nord-Est (7,6%).

Le famiglie maggiormente colpite sono quelle con lavori poco sicuri, come nel caso della figura dell’operaio, il cui indice di povertà si aggira al 15,6%; dato assolutamente opposto è quello di famiglie guidate da dirigenti o quadri, il cui indice di povertà non supera il 3%. Non solo il lavoro, bensì anche il numero di membri di una famiglia conta (famiglie con 5 o più componenti registrano un tasso di assoluta povertà); così come il reddito monogentioriale (un solo genitore in famiglia) vive in assoluta povertà; infine, quando ci sono bambini o minori in mezzo, la povertà continua ad essere assoluta.

Come può essere che chi lavora è povero? Questo, ad oggi, rappresenta la realtà. Non basta più uno stipendio per pagare bollette, spese di ogni genere e affitti. E chi deve comprare vestiti? Chi deve istruire e pagare l’istruzione dei propri figli? 

Anche queste sono cause legate alla povertà. Il titolo di studio ha un peso molto forte: meno istruzione equivale a maggiore rischio di povertà. Ciò limita le opportunità di lavoro qualificato e ben retribuito.

Le conseguenze diventano sociali, crescono le disuguaglianze e le esclusioni sociali; si crea un maggior disagio educativo, provocando basse opportunità formative e lavorative, costringendo alla migrazione interna o esterna.

La povertà in Italia resta un fenomeno complesso e strutturale. Non si tratta solo di emergenza economica: è una questione legata al lavoro, all’istruzione, alla disuguaglianza e alla geografia. Gli ultimi dati ISTAT mostrano una situazione stabile ma preoccupante, con milioni di italiani vulnerabili. Affrontare la povertà richiede politiche integrate: non basta un bonus una tantum, servono interventi strutturali e mirati. Investire nel lavoro, nell’istruzione e in un welfare efficace è la strada per garantire a tutti non solo la sopravvivenza, ma una vita dignitosa.

Giulia Manciagli

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