Camilleri racconta il Natale come momento di riflessione ne “I quattro Natali di Tridicino”


Nel racconto di Camilleri il Natale diventa altro da sé: una celebrazione della vita e del destino di un uomo.

“I quattro Natali di Tridicino”  è un racconto pubblicato da Sellerio nel 2016 all’interno della raccolta collettiva “Storie di Natale”. La storia segue la vita di Tridicino, chiamato così perché tredicesimo figlio di una famiglia di pescatori originari di Vigata. Un destino che sembra già scritto: nato su una barca, è anche lui pescatore e profondamente legato al mare, presenza costante all’interno della narrazione. Come avviene quasi sempre nella scrittura di Andrea Camilleri, anche in questa narrazione i miti e personaggi della cultura siciliana conquistano il loro spazio tra le pagine del racconto. 

Sono quattro i Natali che scandiscono tappe fondamentali della vita di Tridicino: dalla vittoria contro la spaventosa “dragunara” – tromba marina che terrorizza i pescatori – fino all’incontro con l’amore e poi la successiva perdita della moglie. La vittoria contro la tromba marina rappresenta un importante banco di prova per il protagonista. Non solo per la sconfitta di qualcosa temuto da tutti i pescatori, ma per l’acquisizione di una consapevolezza nuova: la paura non scompare, si attraversa. È in questo passaggio che si presenta una delle frasi più significative del racconto, capace di racchiudere perfettamente il significato di questo evento: «’Mpara ’st’autra cosa, Tridicì: cchiù l’omo prova scanto cchiù l’omo piglia coraggio». È un episodio che diventa esperienza di vita e maturazione interiore. 

In questo senso il Natale si configura proprio come un tempo di passaggio: non una festa, ma una vera e propria soglia simbolica che permette l’ingresso del protagonista in una nuova fase della propria vita. Il Natale resta un momento di celebrazione, ma non nel senso tradizionalmente festoso: è una celebrazione della crescita di un uomo e del suo rapporto con il destino. Il Natale diventa altro da sé: un tempo in cui fare i conti con se stessi. 

Del periodo natalizio resta l’aspetto magico declinato, però, in una forma diversa. Non è la magia delle luci o delle decorazioni a dominare il racconto, ma quella della narrazione: toni sospesi e fiabeschi si intrecciano con il mito e una cultura tutta siciliana che solo Camilleri è in grado di far vivere tra le pagine dei suoi scritti. Realtà, magia e folklore convivono senza mai separarsi del tutto, come del resto avviene da sempre nel periodo natalizio.

Andrea Camilleri aveva già raccontato le festività natalizie nella saga del commissario Montalbano, ma ne “I quattro Natali di Tridicino” il Natale assume una funzione centrale, diventando la lente attraverso cui interpretare l’intero racconto. Ed è forse proprio in questa storia che Camilleri parla a noi: ci invita a guardare oltre le luci e lo sfarzo, a riscoprire il Natale come tempo di riflessione e maturazione. Un tempo sospeso in cui fermarsi e, come Tridicino davanti al mare, fare i conti con se stessi. Il Natale può così diventare un momento di consapevolezza, il preludio a un Natale futuro diverso, più autentico, e a una crescita personale che si costruisce nel tempo, così come accade nei quattro Natali che scandiscono la vita del protagonista.

 

Nicoletta Scierri

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