Studia la letteratura classica e contemporanea, l’eloquenza, la teologia e la filosofia, l’arte di comporre versi e la musica.
Sa, con grazia e perizia, accompagnare col liuto madrigali e ballate. Il livello dei suoi insegnanti indica quello della sua formazione: Battista Guarino, Antonio Tebaldeo, i maestri Girolamo Sextula e Johannes Martin per la musica.
Lei è Isabella D’Este, mito intramontabile, vivo allora come ai nostri giorni, donna di straordinaria bellezza, intelligenza e abilità politica, capace di dettare la moda in tutta Europa.
Il clima moderno e fervido in cui vive sollecita la sua intelligenza e la sua cultura. Isabella coltiva i propri interessi in ambito artistico e letterario con un impegno che non ha nulla da invidiare ai grandi mecenati fiorentini e che la trasforma nell’arco di pochi decenni nella “primadonna del rinascimento”.
Si dedica alla propria vita come ad una raffinata costruzione intellettuale, si circonda dei maggiori artisti del suo tempo, dialoga con essi anche su un piano estetico e teorico, quasi in continuità con il modello cortese, ma con una energia del tutto nuova. L’unica donna nel Rinascimento che concepisce per sé, nella Torretta di San Nicolò del castello di San Giorgio, uno studiolo per i libri e gli oggetti d’arte che colleziona o commissiona “maniacalmente”.
I suoi temi sono il trionfo della virtù sui vizi, l’armonia, il parnaso, le complesse figurazioni filosofiche che soddisfano anche l’esigenza di autorappresentarsi come paladina di quelle stesse virtù antiche diventate moderne.
Il suo impegno politico e diplomatico infatti è immenso, come le difficoltà che incontra: per lei il prestigio culturale è una parte sostanziale di quello politico ed entrambi sono da lei scelti come un destino e una missione etica.
Riesce a portare Mantova nell’Olimpo della nobiltà con non poca autostima.
Isabella era amata e invidiata per la sua raffinatezza, tanto da diventare il riferimento dell’intero mondo occidentale per la moda, il galateo, la cosmesi e la bellezza in genere. Persino i re chiedevano ai loro ambasciatori di copiare i vestiti e le gioie di Isabella (peraltro alcuni motivi ornamentali per le sue vesti erano disegnate da artisti del calibro di Leonardo). La sua abilità politica venne a galla soprattutto quando riuscì a reggere lo Stato durante le numerose assenze del marito con piglio ineguagliabile, specialmente nel delicatissimo periodo della prigionia dello stesso a Venezia. Sotto l’aspetto bello e femminile si nascondeva un cuore impavido, incapace di fermarsi di fronte agli ostacoli. E d’altra parte lei stessa scriveva: “Etiam nel nostro sesso si ritrovano animi virili”.
Giusi Lo Bianco
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Interessantissimo.
Cara Giusy riesci sempre a dare una bella immagine del periodo storico cui ti riferisci.
Saluti.