La macchina del tempo


Solito treno che mi porta da Alessandria a Torino il venerdì pomeriggio.

Viaggiare in treno ti apre davanti gli occhi mille orizzonti. Una ragazzina di fronte a me legge un libro (avrà lo smartphone scarico? Lo avrà perso? Glielo avranno rubato?) Sbircio. Un tuffo al cuore. Chi di voi si ricorda Pollyanna? Sfigatissima protagonista di un romanzo dei primi del ‘900 che ha funestato generazioni di ragazzine (tra cui la scrivente) con il suo discutibile gioco della felicità. Ebbene sì! Pollyanna ha bussato, nuovamente e con impertinenza, alla porta della mia coscienza.

“Giusi torneresti forse indietro?”, ha domandato con la retorica saccente di chi, nei suoi primi dodici anni, ha messo insieme un bagaglio di tragedie sufficiente ad accumulare un totale di tre vite derelitte.

Pollyanna cara, ma giusto oggi ti dovevi presentare? E dai! Quel gioco della felicità, quella ricerca del lato buono in tutti e in tutto… ma hai idea di quanti problemi mi abbia causato?

Ok, non pensiamoci più. Ho perdonato sia te sia chi ha inventato il tuo personaggio. Torniamo a noi!

No! No che non tornerei indietro alla mia infanzia di bimba affetta da ogni specie di sindrome d’abbandono, dalla fobia dei sequestratori, dei clown e perfino delle lavatrici e credente di fate, folletti e bacchette magiche.

Ti basta Pollyanna?

Vuoi che torni all’adolescenza? Manco a parlarne!

Sei pazza?

La letteratura latina mi piaceva da matti, ma le versioni che mi si paravano davanti rappresentavano una gran fatica che nemmeno Salvini e Di Maio per formare un governo…(benedetta sia quella fatica nei secoli dei secoli). E poi quei dolorosissimi amori ombrosi e tenebrosi… mi fossi mai infatuata di uno normale. Mai!

Preferisci che faccia un salto negli anni dell’Università? No mia cara, non ci penso neppure, i mesi di avvicinamento ad ogni esame le transaminasi raggiungevano i valori di una tossicomane. E poi l’aver preso consapevolezza di quanto fosse difficile entrare nel mondo del lavoro è stato veramente estenuante.

Continuiamo?

I trent’anni belli da morire, pieni di amore e viaggi… ma ri dico ugualmente “no grazie”, troppe inquietudini.

E quindi oggi, dopo l’impertinente domanda di Pollyanna, ripenso all’ingenuità, alle male cumpasse (figuracce per i lettori continentali) di cui sono regina, ai passi incerti su territori insidiosi e ignoti, all’esaltante, ma smisurata fatica di farsi largo nel mondo, alla continua necessità di dimostrare chi sei, cosa sai fare, senza sconti né rendite.

Oggi, cara Pollyanna, lavoro lontana da casa e viaggio. Se il triathlon classico (bici-corsa-nuoto) venisse sostituito da aereo-treno-pullman sarei campionessa universale! Mamma mia quanto viaggio!

Scrivo, arranco e perdo pezzi. Ma affronto il tutto con grande ironia e più consapevolezza. Non arretrerei di un passo. Ogni età ha la sua meraviglia e i suoi lati oscuri. Sono certa che mai ricorrerei alla chirurgia estetica, nonostante la farmacista mi consigli sempre una buona crema antirughe (che la usi lei!)

A volte per un “buongiorno signora” rivoltomi da un trentenne educato me ne andrei dallo psicologo (dopo aver bastonato lo screanzato per l’orrendo affronto). In definitiva… sempre meglio lo psicologo della paura della lavatrice. Forse….

Giusi Lo Bianco

Un pensiero riguardo “La macchina del tempo

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  1. Ogni stagione della vita ha i suoi come e i suoi perché, dolori e gioie, ma la vita e’ Proprio questa. Più aventi andrai negli più crescerà la tua consapevolezza che la vita va vissuta sempre pienamente. L’importante e’ sapersi guardare dentro e rimanere giovani, se non con il corpo, almeno con la mente. Senza progettualità tutto sarà triste. Buon tutto, cara Giusi…

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